Rassegna Stampa – Il Romanista – Questa sera si ritroveranno uno di fronte all’altro al centro del campo, calpesteranno le stesse zolle, correranno dietro agli stessi palloni e saranno costretti anche a “prendersi a calci” per cercare di vincere una partita che per entrambi significa molto. Poi a fine partita si scambieranno la maglia e si saluteranno, per rivedersi probabilmente dopo meno di 48 ore a Coverciano dove risponderanno alla chiamata in Nazionale di Cesare Prandelli. E chissà che effetto farà a Daniele De Rossi e Alberto Aquilani ritrovarsi prima da avversari in Juventus-Roma e poi da compagni con la maglia azzurra. Chissà se quando hanno cominciato, più o meno contemporaneamente, nel settore giovanile giallorosso avrebbero mai immaginato che le loro carriere avrebbero preso la direzione che poi hanno preso. Su una cosa, però, tutti quelli che li hanno visti giocare fin da ragazzini, erano d’accordo: e cioè che Daniele De Rossi e Alberto Aquilani sarebbero diventati due giocatori importanti per il calcio italiano. Uno, Aquilani, era più talentuoso mentre l’altro, Daniele, è sempre stato quello che non si arrendeva mai davanti a nessuna difficoltà. Ce l’hanno fatta entrambi, ma solo uno dei due ha realizzato il sogno comune che avevano da bambini: solo Daniele De Rossi è riuscito a rimanere e ad affermarsi in giallorosso, e probabilmente riuscirà come Totti a restare per sempre a casa sua. L’altro, Alberto, ha dovuto prendere altre vie e non per scelta sua ma per necessità. Daniele no, anche perché ogni volta che qualche società ha provato ad avvicinarsi a Capitan Futuro, la Roma ha sempre rimandato indietro l’offerta al mittente.
E la cosa a De Rossi non è certo dispiaciuta. Peccato che le loro strade si siano separate perché con loro due in mezzo al campo, e con Pizarro, la Roma avrebbe avuto il centrocampo più forte d’Europa per tanti e tanti anni. E invece è andata diversamente e domani si affronteranno per la prima volta da avversari. Uno, Alberto, con la voglia di farsi rimpiangere da qualcuno a Trigoria e l’altro, Daniele, con la solita voglia e la solita rabbia, magari con la speranza di mostrare all’Olimpico di Torino la vena che i tifosi romanisti conoscono bene e che non vedono l’ora di ammirare. Perché quando quella vena si gonfia vuol dire che c’è sempre qualcosa da festeggiare. Domenica scorsa, ad esempio, si è gonfiata (e pure parecchio) dopo la vittoria sulla Lazio e l’invasione “al contrario”: per la prima volta è stato un giocatore, De Rossi, ad invadere una curva e non un tifoso ad invadere il campo. Ora Daniele è pronto ad invadere anche l’altro Olimpico, quello di Torino, come ha fatto lo scorso anno. E che qualche anno fa sarebbe potuto diventare il suo stadio e quello di Alberto: nel 2002 Capello aveva avallato il loro passaggio a Torino, e quello di D’Agostino, in cambio di Davids. Franco Sensi bloccò la trattativa, per il bene della Roma e dei calciatori stessi. D’Agostino poi è diventato grande altrove, Daniele è diventato una bandiera qui e Alberto dopo una stagione a Liverpool si sta affermando a Torino. In molti a Roma hanno vissuto il suo passaggio alla Juve come un tradimento, Daniele, che lo conosce bene, no.
«Alberto – le sue parole ad inizio stagione – ha avuto tantissimi infortuni che gli hanno ritardato la consacrazione. Se sarà la Juve la squadra a poterlo aiutare in questo percorso che può portarlo alla completa affermazione come calciatore, allora non posso che fargli i migliori auguri»
Come fanno gli amici, quelli veri.