Intervistato da “La Repubblica” Luciano Spalletti racconta il passaggio dalla Roma allo Zenit. Dopo l’abbandono il tecnico ha viaggiato molto, restando colpito sopratutto dal calcio inglese che pur sembrando meno “professionale” esalta al massimo il rendimento dei giocatori che spesso sentono meno pressioni.
“Volevo da tempo un’esperienza all’estero. C’e’ l’opportunita’, l’accetti e basta: l’interesse dello Zenit ha spostato le cose, non altro”.
“I tecnici italiani sono bravi e completi, e’ il nostro lavoro in Italia che va rivisto. La mia, in ogni caso, non e’ una fuga”. Aspettare giugno per una big o magari la panchina della nazionale dopo i Mondiali non era possibile “perche’ nulla e’ dovuto e scontato. Qualche offerta l’ho avuta dall’estero, ho accettato la piu’ interessante. Aspettare non e’ il mio modo di fare. Altrimenti avrei aspettato che la Roma mi mandasse via, oppure avrei lasciato prima delle due partite iniziali, cosi’ potevo ricominciare subito”
Ma come si fà a dimenticare una citta e una squadra come la Roma?
“La mia citta’ e’ un pezzo della mia vita. Penso che il mio lavoro sia stato riconosciuto. E’ stata una grande avventura, tante persone con cui ci siamo dati molto. Mantengo un rapporto stretto con quella che e’ stata la mia vita. Io mantengo tutto quello che ho passato”.