Gli spagnoli in Serie A non fanno faville e confermano un trend negativo che parte dagli anni 80 ed arriva fino ai giorni nostri. Gli stessi Bojan e Josè Angel, anche loro spagnoli, sono tra i possibili partenti e potrebbero seguire mister Luis Enrique al ritorno in patria.
Stagioni sfortunate per i nazionali giallorossi fin dai primi anni in Serie A: i primi ad arrivare nel nostro paese furono Santisteban e Luis Suarez. Il secondo passò delle grandissime stagioni all’Inter e resta attualmente il calciatore spagnolo che meglio ha figurato nel nostro campionato vincitore, tra l’altro, anche di un Pallone d’Oro, unico nella storia tra i suoi connazionali.
Di lì in poi, soprattutto a partire dagli anni 90, ci furono pochi giocatori a brillare, due li prese anche la Roma: Helguera e Gomez. Il primo, considerato veramente lento e probabilmente messo in una posizione non sua (centrocampo), fu subito rispedito al mittente salvo poi fare buone stagioni niente di meno che al Real Madrid. Curiosa invece la storia di Gomez: un semplice carneade (3 presenze in 4 anni), preso per errore dal presidente Sensi che, sotto indicazione di Zeman, voleva l’altro difensore centrale del Tenerife: l’argentino Paz. Il giocatore rifiutò ogni destinazione percependo uno stipendio da un miliardo e mezzo, tanto che aprì una concessionaria d’auto nella Zona Eur.
La Lazio non fu da meno anche lei con gli acquisti di De La Pena dal Barcellona, 30 miliardi di lire, tifosi impazziti e 15 presenze incolore in tutta la sua storia biancoceleste, e con il flop più grande del calcio spagnolo: Gaizka Mendieta. L’iberico, preso per sostituire Nedved, fu pagato 75 miliardi di lire dopo aver vinto il premio di Miglior giocatore della Champions League 2000/2001 con il Valencia con il quale perse in finale contro il Bayern Monaco. Molto tecnico ma eccessivamente lento, quasi fino allo sfinimento, per un campionato come la Serie A che a quei tempi poteva vantare i migliori giocatori del mondo: 20 presenze e 0 reti prima di tornare in Spagna e sparire definitivamente.
Poi in secondo piano sono passate le storie di Farinos all’Inter, tre anni di panchina a Milano, Javi Moreno e Jose Mari entrambi al Milan, il primo 16 presenze e due gol, il secondo 52 e 5 reti, Tristan, bomber in patria ed autore di 21 presenze ed un solo gol con il Livorno (proprio contro la Roma).
Probabilmente la differenza non tanto qualitativa ma tattica tra la Liga ed il nostro campionato ha sempre messo in difficoltà i nazionali spagnoli. Una Serie A molto più brutta da vedere ma molto più studiata e bloccata nell’interpretazione dei vari ruoli. Gli iberici, giocatori di grande qualità ma abituati spesso ad avere molti più spazio e tempo per ragionare contro le squadra avversarie in patria, non esprimono il loro calcio spesso racchiuso in dettami tattici troppo stringenti.
In poche parole: nel 2010 la Spagna ha conquistato il mondo ma nel 2012 non ha ancora conquistato l’Italia.
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