MILANO – Cosa hanno in comune, in questo momento, Bayern Monaco e Milan? La scelta di svolgere il ritiro invernale negli Emirati Arabi e quella di prendere giocatori a gettone, per un paio di mesi, dai Los Angeles Galaxy. Il bomber statunitense Landon Donovan per i bavaresi, David Beckham per i rossoneri. Fine delle analogie, almeno per Uli Hoeness, direttore generale del Bayern, e da giocatore, campione del Mondo con la Germania Ovest nel 1974. L’ex grande attaccante, parlando all’agenzia tedesca Sid, si è scagliato pesantemente contro la gestione che il Milan ha avuto dell’effetto Beckham: «La differenza tra loro e noi è che a Dubai il Bayern ha giocato a pallone, mentre il Milan pensava di essere alle riprese di un film, come se fosse ad Hollywood». Hoeness ha addirittura paragonato l’amichevole che i rossoneri hanno sostenuto martedì contro l’Amburgo ad «una messa in scena. Mancava solo Steven Spielberg». L’alto dirigente bavarese ha addirittura rincarato la dose tirando in ballo lady Victoria Adams: «Io sono il manager di un club di calcio ed il mio lavoro non consiste nel far sì che la signora Beckham soggiorni nella grande suite di un hotel. Mi chiedo perché il Milan abbia accettato tutte queste smancerie».
Alle dichiarazioni del “duro e puro” Hoeness ha fatto immediatamente seguito la “replica non replica” di Adriano Galliani: «Data l’amicizia esistente tra la nostra società e il presidente del Bayern Monaco Karl Heinz Rummenigge – si è limitato a dire l’amministratore delegato rossonero – evitiamo di rispondere alle parole del signor Uli Hoeness». A inizio marzo, quando Donovan e Beckham avranno concluso (salvo ripensamenti e prolungamenti) le rispettive parentesi europee per tornare in California nella Major League Soccer, in base a come se la saranno cavata sul campo, stabiliremo chi avrà avuto ragione. Di certo Hoeness non ha brillato in quanto a tatto e diplomazia: qualcuno potrebbe dire perché il Milan con Beckham ha un po’ (tanto) oscurato la presenza del Bayern a Dubai.