Rassegna Stampa – Il Romanista – Se qualcuno aveva temuto un distacco da parte del pubblico, dopo Napoli, complice la sosta, la serata di ieri ha invece dimostrato che due settimane di “astinenza” sono servite più che mai a ricompattare un’intera tifoseria intorno alla propria squadra. E al proprio Capitano, su tutti. Non è soltanto l’ovazione che lo accoglie al momento della lettura delle formazioni, quando lo speaker ne sottolinea l’ennesimo riconoscimento ricevuto (il Golden Foot, a Montecarlo lunedì scorso). E’ un incitamento continuo, per tutta la durata della partita. «Totti-gol, Tottigol!» chiede in coro la Sud. E dire che il pomeriggio era iniziato quasi in sordina. Com’era prevedibile, i fatti di Genova non potevano non aver lasciato il segno. E come spesso accade, si tenta di chiudere il recinto quando i buoi sono scappati. Me ne accorgo arrivando relativamente presto allo stadio. Sono da poco passate le 18 e mi trovo ai cancelli gialli del pre-filtraggio: al di là della barriera lo spiegamento delle forze di polizia sembra decisamente più consistente del solito. Lo steward è come al solito gentile: controlla il tesserino, guarda il biglietto, verifica la corrispondenza nominativa. Mi fa passare. Il poliziotto alle sue spalle mi chiede di poter controllare la borsa in cui ho il pc portatile. Ci sono gli occhiali, i cavi, le pennette usb. Mi chiede se ho con me eventuali accendini. «No, non fumo». Mi dico che forse, oggi, non ho un aspetto raccomandabile. “Trattamento” analogo tocca però anche ad altri colleghi dietro di me. Mi domando se lo stesso criterio verrà adottato con tutti quelli che entreranno in seguito o sta capitando a noi solo perché, per il momento, non c’è altra gente nei paraggi. Verificherò poi che sarà proprio così. Perché, a meno di creare file interminabili, i controlli torneranno “a campione” e i flussi lasciati scorrere. Ci sapremo dire. Intanto, lo stadio va pian piano affollandosi (parola un po’ grossa, visto che i vari settori, tolta la Sud, quando sono le 20 sono ancora lontani dal riempirsi). C’è il tempo di intonare un coro per Riise, che si affaccia sul campo per saggiare il terreno dopo la pioggia (poca) caduta nel pomeriggio. Ma è quando arriva il momento del riscaldamento della squadra, che la voce dello stadio diventa, come detto, una sola:
«Un capitano, c’è solo un capitano…».
Il pubblico è ovviamente tutto per Francesco.
«Grazie Capitano – recita uno striscione – tutti con te, per difendere la nostra Roma, orgogliosi di essere romani. Giù le mani da Totti»
Anche se l’applauso si estende poi a tutti i giocatori, almeno per la maglietta che indossano: «Bentornati 33» – c’è scritto – un messaggio che saluta il ritorno dei minatori cileni, così nel cuore di David Pizarro, che più volte, in questi lunghi due mesi ed oltre, ha avuto parole di solidarietà per i propri connazionali.
Si parte. La curva c’è. La squadra pure. E che sia più tonica di come fosse apparsa prima della sosta non c’è alcun dubbio. E allora, il pubblico la sostiene. Anche quando spreca occasioni su occasioni. E con Borriello somma pali e traverse. Ma fortunatamente anche il gol. Quando finalmente la mette dentro, poco dopo la mezz’ora, l’urlo dello stadio è quasi liberatorio. Così come sembrerà sciogliersi al gol di Brighi. Ma c’è
ancora da soffrire. E al gol di Rudolf la voce torna per un attimo ad essere soffocata in gola. Per esplodere, definitivamente, al 95°. Ma è storia che conosciamo. L’importante, dopotutto, è essere ripartiti