Premessa, DOVEROSA: ieri ha vinto Roma. Intendo dire che ieri Roma si è comportata benissimo, dimostrando di non essere la giungla che la stampa ha dipinto nei giorni prima del Derby. Ho sentito dire cose imbarazzanti, con giornalisti che parlavano di coltelli con un atteggiamento razzista fastidiosissimo. Ebbene, Roma ha vinto. Complimenti alle due tifoserie.
Parliamo del match, però. Roma è Giallorossa, ma non perché abbiamo vinto il Derby eh, semplicemente perché Roma è Giallorossa SEMPRE. Faccio una fatica incredibile, ogni volta, a trovare dei laziali a Roma. Ogni volta che parlo di calcio qualcuno, mi viene risposto alla domanda “di che squadra sei?“: “della Roma, OVVIAMENTE“. E l’ovviamente mi fa sorridere, davvero. A prescindere dagli sfottò, credo che ieri i cugini abbiano fatto bene ad entrare più tardi e a bere qualche birra, altrimenti la differenza numerica fra noi e loro sarebbe stata evidente fin da subito. E’ dal 27 che gridano “non c’è rivincita“, sono mesi che mettono le mani avanti, che parlano di supremazia cittadina e storie varie, quando poi in realtà sono di meno e di motivi per riconoscersi seconda squadra della Capitale ne hanno così tanti che a volte li dimentico, addirittura. Anche perché, penso più alla Roma che alla Lazio. A differenza dei cugini.
Che bellezza, penso da ieri. La Roma è bella, è forte, è superiore alla Lazio ma anche a molte altre squadre e non è solo una questione di 11 titolare e di rosa (non dimentichiamo che manca ancora Destro all’appello…): la Roma quest’anno ha un allenatore di livello internazionale, un “top player”, un istrione, che sa accattivarsi tifosi e stampa, sul campo e fuori. Ieri: “abbiamo rimesso la Chiesa al centro del villaggio” e “abbiamo ripristinato l’ordine naturale delle cose“, due frasi che rimarranno nella storia del Derby, probabilmente. Garcia ha cambiato la Roma, l’ha stravolta, ha preso per le spalle la squadra e l’ha scossa, l’ha rivitalizzata ed ha fatto riscoprire la bellezza di giocare a calcio a questi giocatori, che fino all’anno scorso avevano paura di scendere in campo. E’ una Roma diversa quasi in maniera irriconoscibile da quella della scorsa stagione. Una Roma viva, con un’anima, aggressiva e vogliosa. Complimenti a chi ha costruito la squadra ed a chi l’ha resa ancora più forte.
Commentare questa partita è facile perché la Roma ha mostrato di essere più forte, perché Gervinho non l’hanno fermato mai, perché Benatia e Castàn non l’hanno fatta strusciare a Klose, perché Maicon ha inghiottito Lulic come un buco nero, perché Ljajic è entrato e la Lazio ha chiesto 15′ di ferie: lui e Gervinho insieme erano troppo difficili da marcare. E’ facile, perché De Rossi ieri è stato decisivo, perché non ha sbagliato un pallone e perché Ederson non smetterà più di guardarsi alle spalle, anche fuori dal campo. E’ facile, perché quando vedi Garcia prendere appunti, capisci che di lì a poco la Roma cambia ritmo e si porta a casa i tre punti, perché il suo sguardo rassicura come quello di tua madre e tuo padre quando sei piccolo e ti senti triste. E’ facile, perché tuo padre ti vede teso e ti dice: “tranquillo, al secondo tempo questi non la vedono più“. E’ facile, perché alla fine oh, noi siamo la Roma e loro sono la Lazio, ci mancherebbe altro, insomma.
Uno tsunami di emozioni che ti lascia senza parole.
Grazie Roma, c’hai fatto piange’ e abbraccia’ ancora, perché c’hai fatto senti’ tutti vicini, perché sei la Roma e quando te lo ricordi sei bella come il sole.
P.S.: un figlio chiede al papà laziale, “papà, stiamo perdendo uno a zero, perché la Curva ha esultato?” Ecco, spiegaglielo. Poi fai sparire il video della partita del “ohhhh noooo“. Anche se di video da far sparire ce ne sarebbero tanti. Lui è piccolo, però, e non ha colpe.