Il Lord e il Principe. L’inconfondibile stile inglese, marca Beckham, e il caliente andamento argentino, quello di Milito. Un gol a testa, il secondo per Becks in Italia, il quattordicesimo per il rossoblù, ora a una sola rete da Di Vaio nella classifica dei bomber. Due validi modi per cercare di convincere Capello (in tribuna a San Siro) e Maradona ad aprire le porte delle rispettive Nazionali. E Milan-Genoa finisce così 1-1, senza vinti, ma con due vincitori. Per i rossoneri, però, resta il rammarico per aver gettato all’aria i tre punti, colpa di un secondo tempo decisamente sottotono. Per i liguri, invece, c’è la gioia per un punto in trasferta, che difende ancora il quarto posto da Champions a quota 37, a quattro lunghezze dal Milan. Che almento può compiacersi dell’affare trimestrale (?) dell’anno, per un Beckham che comunque già protesta in italiano… Il rossonero gli dona davvero. Come è di rara bellezza, forza e precisione la traiettoria inventata al 33′ del primo tempo, quando Becks infila un calcio piazzato defilato sulla sinistra a un palmo dall’incrocio dei pali, con Rubinho che riesce solo a toccare. Un gol questa volta decisivo dopo l’ultimo nel 4-1 di Bologna, a coronare una prestazione di gran pregio. Una prova senza risparmio nel primo tempo, più accorta nella ripresa, a causa anche di un adduttore dolorante. Ma il centrocampista londinese ha una voglia matta di farsi vedere e, già dopo 20 secondi, sfodera uno scatto d’altri tempi su un errato passaggio di Criscito, con il portiere Rubinho costretto a deviare in angolo il forte tiro in corsa. È l’inizio dello show inglese, scandito da precisi lanci lunghi (come quello dopo 10′ che pesca Ambrosini, che manda a lato) e cross calibrati (lo sa bene Pato, che non trova la porta di testa 1′ dopo il vantaggio). Praticamente tutto il repertorio dello Spiceboy, fino alla sostituzione al 26′ della ripresa con Flamini. Anche Ronaldinho entra nell’ultimo quarto d’ora, dopo essere partito per la terza volta dalla panchina. Una sostituzione, quella decisa da Ancelotti, che non piace troppo al pubblico di San Siro che fischia l’entrata del fantasista di Porto Alegre, colpevole solo di aver tolto dal campo Pato, fino a quel momento il migliore in campo per grinta e pericolosità (sua anche una rovesciata acrobatica finita a lato al 21′). Appena in campo, comunque, l’ex Barca cerca di rientrare nelle grazie della tifoseria con una punizione dalla sinistra, che gira verso l’incrocio lontano con Rubinho che salva, al 32′. Per il Genoa i calcia piazzati sono un vero incubo, come le due mirate punizioni di Pirlo respinte dalla traversa nella prima frazione (al 16′ e al 44′). Dopo il vantaggio del Milan, i rossoblù faticano a rientrare in partita, con il solo Thiago Motta ad andare vicino al pareggio. Il centrocampista brasiliano gioca da trequartista alle spalle di Milito e Sculli e, al 26′, manda di poco a lato di testa, dopo un veloce taglio su calcio d’angolo. Al 42′, un altro tentativo, questa volta con una punizione dal limite che Abbiati blocca distendendosi verso l’angolo basso alla propria destra. Nella ripresa, poi, il Milan cerca di gestire il risultato, arretrando il baricentro. Il Genoa, quindi, cerca di approfittarne con Vanden Borre (parato al 13′) e Sculli (fuori al 17′). Ma a forza di spingere, i liguri mettono in seria crisi Maldini e Favalli al centro della difesa e, al 28′, Biava manda alto di testa. Il gol, poi, non arriva neanche al 36′, quando Milito impegna per la prima volta seriamente Abbiati, bravo a salvare su un colpo di testa dell’argentino. Poi il pareggio del Principe, con il classico gol di rapina, dopo un tocco di testa di Biava su cross di Palladino dalla destra. Come contro il Catania, l’argentino esplode ancora una volta negli ultimi venti minuti che, a quanto pare, gli bastano per lasciare il segno. Sperando che Maradona se ne accorga.