Rassegna Stampa | Il Messaggero | Inutile negarlo, ieri il caso Totti è scoppiato definitivamente. Il capitano, in panchina per tutta la gara, è stato mandato in campo al 91′, quando mancavano due minuti alla fine della partita. Ovviamente non può averla presa molto bene.
Decollo? No, è un brusco atterraggio per due. Lazio e Roma ripongono i sogni di rimonta scudetto e li lasciano ora al Napoli di Matador Cavani: niente di inedito, sono i campioni che decidono. Ma non è tanto una questione di classifica – che lassù resta stretta per il mezzo passo falso del Milan – quanto di cronici difetti e di casi irrisolti. La Roma continua a incassare gol impossibili e stavolta c’è Juan sul banco degli imputati. La Lazio continua a segnare col contagocce e a sbagliare (vedi Zarate, stavolta) a tu per tu col portiere. Perdere con la Sampdoria balbettante del dopo-Cassano e con un Lecce fino a ieri capace di racimolare un solo punto in trasferta, è una sorta di de profundis psicologico.
Ma il fatto è che i problemi erano emersi da tempo, anche se la Lazio li aveva mascherati in chiusura d’anno battendo in extremis l’Udinese, e la Roma coi tre successi di fila, illudenti, specie l’ultimo col Catania determinato solo da macroscopiche sviste arbitrali. Non basta: la rottura fra Ranieri e Totti è ormai prolungata. Anche un capitano di lungo corso si può escludere, ma farlo entrare solo per i minuti di recupero, quando si è sotto da un quarto d’ora, non può che aggravare una disfida di cui l’agitato ambiente giallorosso non sentiva certo il bisogno.
E, sull’altra sponda, l’idea di impotenza che danno le scelte di Reja è ancora più allarmante: in campo sempre gli stessi, alcuni fisicamente non in grado di reggere il ritmo di due partite in tre giorni. E’ un dato tecnico preciso che la Lazio abbia vinto spesso con la formazione titolare, e che basti l’assenza una pedina per il patatrac. L’organico, dunque, non è all’altezza dei sogni. Lotito avrebbe dovuto già provvedere dal 1˚ gennaio, ma la telenovela Santa Cruz è diventata stucchevole e l’annunciato arrivo di Sculli (unico asse, quello col Genoa) non si capisce quale vuoto dovrebbe colmare. Servono una punta di peso, un mediano di spinta, un terzino sinistro: si sa da settembre. Altrimenti altro che scudetto, e altro che Champions.