Gheddafi è stato in visita a Roma. Qualche tifoso ha accolto il colonnello libico omaggiaggiandolo di felpa giallorossa. Da quanto scrivere il Giornale, Gheddafi potrebbe essere interessato al 40% della Roma, considerata la partecipazione dei libici nelle azioni di Unicredit, istituto che vanta il debito di Italpetroli. La Banca centrale libica possiede già il 4,6% di Unicredit e segue con molto interesse l’aumento di capitale dell’Enel. In settembre volevacomprare il 10% di Telecom, che ora viene considerata tra le grandi favorite per le commesse nel campo della telefonia. Il finanziere Tarak ben Ammar ha affermato recentemente che «la Libia darà priorità all’Italia per il 90% dei suoi investimenti all’estero», che avvengono tramite il fondo sovrano Libyan Investment Authority, lo stesso che ha appena firmato un accordo congiunto con Mediobanca per la creazione di un fondo da 500 milioni di dollari da investire nelle aziende industriali italiane maggiormente colpite dalla crisi. E chi siede nell’advisory board della Libian investment Authority? Il numero uno della Pirelli, Marco Tronchetti Provera. Il giro è chiaro: l’Italia acquista ogni anno gas e petrolio libici per 17 miliardi di dollari, Gheddafi ha bisogno di diversificare gli investimenti finanziari e compra quote di società italiane, ma vuole modernizzare il Paese e si affida, prioritariamente, alle nostre aziende, tra cui anche quelle di cui è azionista. L’abbraccio coinvolge le assicurazioni (con le Generali), il calcio (Tripoli potrebbe acquistare il 40% della Roma) ed è reso allettante da clausole fiscali e operative molto vantaggiose. Il Trattato di amicizia italo libico firmato da Gheddafi e Berlusconi prevede che Tripoli fornisca i terreni necessari per i lavori senza costi, nonchè materiale di costruzione a prezzi molto agevolati e forniture energetiche esentasse. Tappeto rosso, nel deserto.