Gas, rubinetti aperti a Mosca colpa di Kiev

Se mezza Europa sta congelando è tutta colpa dell’Ucraina. L’ambasciatore russo a Roma, Alexey Meshkov, non riesce proprio a digerire l’immagine divulgata da parte della stampa di una Russia fornitore di combustibile «inaffidabile» per l’Europa. Anzi, punta l’indice sull’Ucraina «unica» responsabile, ad avviso del Cremlino, di questa crisi che sta avendo forti ripercussioni su tanta parte del vecchio continente che dipende da Mosca per accendere i termosifoni e non solo. «La Russia ha riaperto i rubinetti del gas già da tre giorni e i tecnici moscoviti assicurano che non ci sono impedimenti e che la pressione è sufficiente per cominciare a pompare, ma l’Ucraina continua a tenere chiuso il proprio sistema di transito», racconta il diplomatico russo all’ANSA. «Se prima si trattava di una querelle economica tra due Paesi oggi la situazione è così complessa che siamo stati costretti a proporre un vertice dei consumatori sabato prossimo», spiega l’ambasciatore riferendosi al summit proposto dal leader del Cremlino Dmitri Medvedev il 17 gennaio con i paesi consumatori del metano russo e con i paesi di transito. Un appuntamento che coincide con un altrettanto cruciale faccia a faccia – lo stesso giorno, sempre nella capitale russa – tra i premier Vladimir Putin e Yulia Timoshenko. Al vertice dei consumatori, ha spiegato Meshkov, bisognerà capire cosa fare da un punto vista tecnico per far sì che l’Ucraina faccia il suo dovere, ma sarà anche l’occasione per «pensare come evitare che in futuro si ripeta una situazione in cui »noi tutti diventiamo ostaggi della politica interna di un paese, l’Ucraina«. Tesi, quest’ultima, ha precisato l’ambasciatore avvalorata da numerosi politologi russi. La Russia ha mantenuto la parola rispetto agli impegni con Bruxelles e, insiste l’ambasciatore, »durante tutta la sua storia è stato un fornitore affidabile di risorse energetiche verso l’Europa«. »Con tutti i paesi europei – precisa – abbiamo contratti di lungo termine e non ci sono questioni aperte. Con l’Italia, ad esempio abbiamo contratti fino al 2030«. Il problema, in sostanza – è la tesi del Cremlino – non è tra la Russia e il resto dell’Europa quanto piuttosto di »trovare il modo che l’Ucraina adempia ai suoi obblighi internazionali«. Se però, appena qualche giorno, fa l’ambasciatore russo era convinto che la crisi del gas fosse agli sgoccioli, oggi afferma di nutrire »alcuni dubbi«. Gli occhi sono puntati ora al doppio appuntamento di sabato a Mosca: l’imperativo immediato è il ripristino del transito del gas verso l’Europa dove paesi come la Bulgaria e la Slovacchia stanno letteralmente battendo i denti.

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