"Sergio Leone? Chissà oggi cosa avrebbe potuto fare, sicuramente avrebbe sofferto della velocizzazione dei sistemi produttivi, ma una cosa è certa non avrebbe mai usato gli effetti speciali alla ‘Titanic’: non era da lui. Si sarebbe avvalso di quelli artigianali con tanto di mare vero, se occorreva il mare vero". Parola di Carlo Verdone, amico fin da giovanissimo del regista ideatore dei western all’italiana che oggi avrebbe appunto compiuto ottanta anni. "Era un perfezionista – spiega Verdone -. Anche per questo ha fatto pochi film. Aveva un grande senso dell’immagine ed era un innovatore come pochi con la particolare lentezza che usava nei primi piani o anche inquadrando un solo oggetto. Di lui mi ricordo che apprezzava molto tra gli italiani Alessandro Blasetti soprattutto per l’abilità che aveva di girare le scene di massa. Mentre tra gli stranieri lodava molto Martin Scorsese e Steven Spielberg. Su Coppola – dice Verdone divertito – aveva più di qualche riserva. La scena finale di Apocalypse Now, mi diceva che gli ricordava un pò la festa trasteverina de Noantri". La scomparsa precoce di Sergio Leone morto a sessanta anni il 30 aprile del 1989, per Verdone è stata dovuta anche all’enorme fatica che aveva fatto per ‘C’era una volta l’Americà e anche per il contenzioso legale che aveva avuto con il produttore del film Arnon Milchan il quale non era d’accordo su come fosse stata trattata nel film la mafia ebraica. Così Milchan aveva praticato dei forti tagli alla stesura definitiva del film che ora si possono vedere solo negli Extra del dvd del film. Questo fatto portò Leone a una forte depressione oltre – conclude il regista-attore romano – a farlo soffrire molto.