LE PREVISIONI per il 2009 non sono incoraggianti sul versante economico, ma il panico non serve proprio a nulla: neppure quello apparentemente “pietoso” che si affretta a fare una qualunque cosa (magari la prima che viene in mente) pur di mostrare che non si sta con le mani in mano. Invece proprio in situazioni di crisi servono tanto ragionamento e nervi saldi.
Bisogna partire da un’analisi seria della situazione, pur nella consapevolezza che, come ci ha autorevolmente ammonito su queste colonne il presidente Ciampi, stiamo rischiando di accendere una miccia sociale con l’aprirsi della forbice delle disuguaglianze.
Sarebbe miope dire che non si è fatto e non si sta facendo nulla. L’allarme è stato lanciato da tempo (ricordiamo la commissione Onofri). Romano Prodi cercò di raccoglierlo almeno in parte col suo governo (nell’indifferenza se non nell’ostilità sostanziale di quegli estremisti che predicavano bene e razzolavano male) ed ora Tremonti sta continuando a lavorare al tema.
Bisogna infatti riconoscere, tanto per fare un esempio, che la resistenza del ministro del Tesoro a dilapidare risorse per sostenere i consumi natalizi è stata una mossa saggia: i consumi non hanno avuto contrazioni drammatiche (anzi in molti settori hanno tenuto bene) ed i soldi così risparmiati torneranno molto utili per intervenire nella prossima primavera quando la crisi morderà di più e per avviare politiche a sostegno dei “non garantiti” che formano ormai una quota sensibile della popolazione. Del resto sarà bene sempre tenere presente che le risorse sono limitate ed è bene impiegarle con oculatezza.
Quando in Europa si cominciò nell’Ottocento ad affrontare questi temi, era usuale parlare del rischio dovuto all’esistenza in ogni Paese di due nazioni: quella che mangiava il pane bianco e quella che mangiava il pane nero. Nella differenziazione proprio su un “consumo” di base come il pane, si poteva vedere la scintilla per una allora temuta rivoluzione sociale.
Non siamo più in quelle condizioni, perché la rivoluzione sociale che si è avuta fra Otto e Novecento ha invece portato progressivamente al restringersi della forbice e certo oggi, per usare l’immagine simbolica a cui abbiamo fatto riferimento, si consuma tutti e solo il pane bianco. (Messaggero)