Vincere per avere in tasca la qualificazione e dedicare le proprie attenzione il prima possibile al campionato.È questo il compito che Josè Mourinho ha assegnato all’Inter senza peraltro considerarlo troppo facile. Il tecnico portoghese mette infatti in campo la sua esperienza per sventolare come uno spauracchio una certa rilassatezza dopo la partita perfetta di sabato contro la Juventus. «Non temo tanto il Panathinaikos quanto i miei giocatori, un clima da partita amichevole, uno stadio come San Siro che con 30.000 spettatori è semivuoto. Noi siamo più forti, ma i greci hanno grandi motivazioni», spiega. E ammonisce: «Se domani perdiamo, siamo a grande rischio». «Dopo la grande gara contro la Roma – afferma Mourinho – è arrivato il nostro periodo meno buono», cioè due pareggi con Genoa e Fiorentina e in mezzo il 3-3 nel finale a recuperare la partita di Champions a Cipro con l’Anorthosis che era stata scambiata per una gita. «Due giorni fa abbiamo disputato la migliore partita di questa stagione contro la Juve, e per questo ora c’è di nuovo il pericolo di andare indietro». In realtà all’Inter basterebbe un pareggio per essere sicura di passare il turno e, perfino, una sconfitta se il Werder pareggia a Cipro. Primo o secondo posto poi non farebbero grande differenza. Anzi, Mourinho, nelle sfide a eliminazione diretta preferisce giocare la prima in casa (e quindi per gli ottavi sarebbe meglio arrivare secondi ndr). «In casa giochi per vincere – spiega – se non ci riesci, alla seconda giochi una finale. Dal punto di vista mentale, secondo me, è meglio». Ultimamente, per le gare ‘delicatè con il Palermo e la Juventus, Mourinho si è ‘convertitò ad un 4-4-2 coi centrocampisti disposti a rombo. E c’è attesa per capire se anche domani rinuncerà a due esterni di ruolo per irrobustire la squadra in mezzo al campo e dare spazio alle scorribande di Maicon sulla destra. In ogni caso, Mourinho ribadisce che ‘amà il 4-3-3 che lui considera il punto d’arrivo «di ogni grande squadra». E poi si ribella anche solo all’idea di aver copiato qualcosa dall’Inter di Roberto Mancini. «Mica l’ha inventato lui il rombo e nemmeno io, anche se col Porto l’avevo usato già nella finale di Uefa e poi ancora l’anno dopo in qualche partita di Champions». «Sicuramente tornerò al 4-3-3: quando non ve lo dico, forse domani, forse contro il Napoli, ma ci voglio arrivare». I nerazzurri non potranno disporre di Samuel e Crespo (non in lista Uefa) nè degli infortunati Chivu, Rivas e Vieira, fermo di nuovo per una infiammazione al tendine d’Achille dopo l’esclusione con polemica nella partitissima di sabato. In sostanza sono sicuri di giocare Julio Cesar, Maicon, Ibrahimovic e Zanetti (i 4 finora dimostratisi insostituibili) e Cordoba. «Il resto non lo so, davvero. Un allenatore non ha sempre risposte a tutto. Ora penserò, comunicherò coi miei giocatori: se uno mi dice di essere pronto anche con la testa io ne tengo conto, ma lui sa di assumersi una responsabilità». Mourinho commenta poi con ironia le notizie secondo cui Marco Branca avrebbe incontrato a cena a Londra il procuratore di Drogba: «Io ero a cena a Cernobbio con la famiglia, non so niente. So che Drogba è un giocatore entrato nella storia del Chelsea e, a me che sono lontano, risulta che resterà al Chelsea». L’ultima è un confronto tra gli arbitri italiani e quelli internazionali. Per Mourinho i nostri «non sono inferiori, in Italia è più difficile che in Inghilterra dove il gioco è leale con tanto fair play e tutto finisce al 90’ senza lo strascico dell’analisi ossessiva di ogni dettaglio. Qui i direttori di gara subiscono una pressione maggiore».