Noi siamo quelli che al cerimoniale del prepartita associamo generalmente la penitenza del postgara, quando gli esiti della disputa non sono esattamente quelli auspicati. La penitenza consiste, in linea di principio, in una notte insonne e nel day after più duro che mai, per chi deve confrontarsi con la vita di tutti i giorni, col lavoro, con i problemi e con le tensioni quotidiane. Siamo Romanisti. La Roma è la nostra cellula di sopravvivenza: “dimme chi è che me fa campa’ sta vita così piena de problemi e che me da coraggio sì tu nun me vuoi bene…”. Il giorno della partita è sempre “domenica”, anche quando si gioca il giovedì sera. Tutto questo ha un prezzo ed il prezzo non può che essere il day after. Il giorno dello sfogo, della maledizione generale, del ”va tutto male”, dei quaranta punti subito altrimenti si rischia. Quanto c’è di lucido in tutto questo? Poco o nulla. Ecco perché le analisi più equilibrate sono quelle che attendono che scemi la rabbia del day after. Perché solo una mente lucida può mediare fra aspettative e delusioni, evitando di cadere in facili contraddizioni. Quali? Alcuni esempi. Perché nessuno avrebbe voluto Montella come allenatore nella stagione della rifondazione? Semplice. Perché Montella si sarebbe lasciato condizionare dai senatori ed in particolare dal Capitano. Montella il succube, si diceva. D’altra parte, perché mandare via Luis Enrique dopo il primo fallimento stagionale? Semplice. Perché non ha rispetto per i senatori e non ha capito cosa rappresenta Totti per i tifosi. Quanto meno curioso. Esempio numero due. Perché abbiamo contestato Vucinic e Menez, ai limiti dell’aggressione fisica? Semplice. Perché non hanno mostrato attaccamento alla maglia e la loro indolenza era sintomo inequivocabile della poca voglia di difendere i nostri colori. Ingrati. Ma allora perché oggi si contesta Sabatini? Semplice. Perché ci ha smantellato la squadra, vendendo Vucinic e Menez senza sostituirli adeguatamente. Già, adeguatamente. Concetto astratto e suscettibile di interpretazioni. Adeguatamente secondo chi? Secondo l’allenatore assolutamente sì, perchè ha avuto finalmente giocatori motivati e confacenti al progetto. Ma noi adesso desideriamo che quell’allenatore vada via, lasciando spazio ad un nome più convenzionale. Ma cosa se ne farebbe un allenatore convenzionale dei Bojan, degli Angel, degli Osvaldo, dei Lamela, di chi è rimasto, di chi è arrivato e di chi ancora arriverà. Il rischio incoerenza, in questo caso fa scopa con il pericolo disastro. Esempio numero tre: mandiamo in campo la primavera, si gridava lo scorso anno; facciamo largo ai giovani, almeno loro avranno sete di affermarsi e questo non potrà che giovare. Detto fatto. Caprari e Viviani tra i migliori in campo nel doppio confronto con lo Slovan. Sì, però quanti gol ha sbagliato Caprari, si fa notare ora. Con Borriello in campo avremmo vinto sicuro. Bene. Qui siamo di fronte ad un bivio. Caprari ha mostrato il suo potenziale ed i suoi limiti. Il progetto giovani prevede che si scorgano le potenzialità e si lavori sui limiti, insistendo sul Caprari di turno, fino a che il Caprari di turno non prenda a segnare con regolarità. Intanto ci sta la possibilità che si esca al primo turno di Europa League con lo Slovan, perché la scelta di insistere su Caprari prevede la decisione di spedire Borriello in panchina, in tribuna, a Milano o a Parigi. Chiosa sulle eventuali responsabilità dell’allenatore nella disfatta di giovedì sera. Quando cominciò a circolare il nome di Luis Enrique come possibile nuovo allenatore della Roma, chi scrive si espresse più o meno in questi termini: “la differenza tra Montella ed Enrique è che il primo ha almeno tre mesi di esperienza in serie A, il secondo nemmeno quelli”, lasciando intendere tutto il disappunto per una scelta “azzardata”. Non trovai grosso riscontro, ma ora scopro che in molti accusano il mister di pagare inesperienza, quell’inesperienza che ha condotto all’errore tecnico, sottolineo tecnico, consistito nella sostituzione di Totti con Okaka. A mio avviso, invece, l’allenatore paga il rischio di una scelta tattica al limite della sostenibilità. Se riuscirà a proporre il suo calcio in maniera credibile avrà avuto ragione lui, diversamente sarà fagocitato dalla voracità dell’ambiente romanista. Il day after è passato. Credo si possa essere abbastanza lucidi per capire che è presto per avere una risposta in tal senso. Quanto meno bisogna avere quell’onestà intellettuale per ammetterlo.
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