È una sensazione strana, alzarsi la mattina, guardare la data sul calendario e scoprire che oggi è il 17 Giugno. Non è una data qualsiasi per il tifoso Romanista, non può e non lo sarà mai. Non servono articoli, servizi o chissà cos’altro per ricordare che sono passati già dieci anni dall’ultimo scudetto, quel tricolore arrivato proprio l’anno dopo la conquista da parte di quella gente che vive al di là del Tevere, tra le campagne e i grandi manti erbosi. Lo scudetto ai biancocelesti è una cosa difficile da digerire e lo sa bene il presidente Sensi. C’è voglia di rivalsa, di non lasciare niente al caso e di lottare per lo scudetto, per scucirlo ai ‘cugini’.
Il mercato estivo porta alla corte di Roma giocatori blasonatissimi e costosissimi, come Emerson, Samuel, Batistuta. Questi uniti a Tommasi, Nakata, Candela, le vere anime di questa squadra, senza dimenticare Delvecchio, Montella, Aldair, Cafù e lui, l’unico superstite di quella Roma, il capitano Francesco Totti.
La Roma domina il campionato rimanendo quasi sempre in testa alla classifica. Nonostante la mia tenera età, ricordo le partite più belle di quella stagione. Prima su tutte il pareggio a Torino, 2-2, Nakata – Montella, una sofferenza assoluta, ma lì si decise gran parte del campionato. Ricordo il derby di Paolo Negro, che in molti, dopo i 90 minuti giocati, lo portarono come uno degli eroi della cavalcata scudetto. Ricordo la delusione di Napoli – Roma, ricordo il giorno di Roma – Parma : la paura all’invasione di campo, con Capello che allontanava il pubblico, i giocatori senza magliette…Dio solo sa come finì quella partita.
Ma l’invasione di tutti quei tifosi poco prima del fischio finale era lo sfogo di una frustrazione durata 18 anni, 18 lunghissime stagioni senza scudetto, la voglia di rivivere quelle emozioni immense e fantastiche che ti fanno sentire il Re del mondo e qui a Roma, non solo per qualche ora o per qualche giorno.
Emozioni che da quel lontano 17/06/01 abbiamo fino ad oggi solamente sfiorato. Sfiorato due anni fa, sfiorato quattro anni fa, per vederci cadere proprio sul traguardo e perdere di mezzo centesimo di scarto. La scelta della nuova società di riunirsi oggi non è casuale, come dice Pradè, e tutti ci auguriamo che questo giorno possa essere il giorno della rinascita. C’è la voglia di una grande Roma, da parte della città e da parte dei nuovi proprietari. E c’è voglia di tornare a gridare e cucirsi in petto quello stemma tricolore che qui a Roma vale più di qualsiasi altra parte.
A un passo dal possibile, recita una canzone. Per troppe volte negli ultimi dieci anni siamo stati veramente ad un passo dal nostro quarto titolo. Oggi cambia, cambia tutto, si chiude l’era dei Sensi, un’era gloriosa per la Roma, se ne apre un’altra. Rinascere dai propri resti, come fa una fenice.
Noi tifosi ci siamo, siamo pronti a dare fiducia ad una nuova proprietà e siamo anche pronti a tornare in piazza per gremire la città e colorarla nuovamente di giallorosso per porre fine a questo digiuno che dura ormai da troppo, troppo tempo.
Saremo sempre qui, tutti insieme a guardare verso la stessa direzione, quella direzione che vogliamo ci possa portare di nuovo, una gioia, una gioia immensa e ineguagliabile a qualsiasi altra cosa.
Avanti nuova Roma, regalateci un sogno.