Ci sono rimpianti e rimpianti. Ci sono i rimpianti che scemano col tempo ed i rimpianti che il tempo non può far altro che alimentare. C’è il rimpianto per non avere battuto la Samp, quando avevamo il destino nelle nostre mani: con l’obbligo di un “filotto” da leggenda, siamo incappati in un passo falso che ci è costato il tricolore. C’è il rimpianto per quel colpo di testa di Juan, facile facile, che, se fosse finito dentro, avrebbe cambiato le sorti della finale di Coppa Italia. Onore all’Inter, che vince tutto quello che c’è da vincere, pur essendo stata molto vicina al baratro, quando davvero si è avuta la sensazione che potesse mandare tutto all’aria, fossimo stati noi un po’ più cinici e convinti. E qui il discorso si sposta altrove. Cinici e convinti, soprattutto fuori dal campo. Il rammarico con la erre maiuscola, quello che cresce giorno dopo giorno, ha trovato linfa vitale nel gol di Milito all’Olimpico, che ha determinato l’assegnazione della Coppa Nazionale, nel gol di Milito a Siena, che ha deciso il Campionato, nei due gol di Milito a Madrid, che hanno premiato i nerazzurri nella competizione per club più prestigiosa che esista. Un nome ripetitivo e ridondante. Una specie di incubo, che a dispetto degli incubi, non riesci nemmeno ad odiare, perché, nello specifico, l’uomo sa pareggiare l’atleta, nella bontà e nella qualità. Milito poteva essere nostro, qualcuno sostiene fosse già nostro, prima di un “no grazie” che, probabilmente ha cambiato il corso della storia. Ed oggi che a domanda precisa il giocatore dichiara “…nel calcio non si sa mai… Sono felice, poi, per il prossimo anno vediamo..”, dove li prendi 25 – 30 milioni di euro per sognare ancora di portartelo a casa? Più di una volta ci siamo rivelati incapaci di cogliere l’attimo. Come fa, per esempio, una squadra come la Samp a ritrovarsi in organico una coppia d’attacco formata da tali Pazzini e Cassano? Sarà stato merito di un certo Marotta che, guarda caso, si è spostato dalle parti di Torino, sponda bianconera? Dov’erano i nostri dirigenti, mentre la Fiorentina si disfaceva dell’aguzzino blucerchiato? Ripartiamo dai nostri errori per crescere e diventare più forti, ma prendiamo atto che per evolvere da grandi a grandissimi, anche fra i dirigenti occorrono fuoriclasse. Onore all’Inter, che vince tutto quello che c’è da vincere, ma che grande aiuto le abbiamo dato…