Lo “stile” Inter orma lo conoscono tutti. Se praticamente tutta l’Italia (esclusi ovviamente i tifosi neroazzurri ed i laziali) tifa Roma per la volata scudetto un motivo ci sarà. Anche ieri, nella sfida di Coppa Italia vinta da Mourinho grazie ad un gol di Eto’o, i neroazzurri non hanno mancato il loro appuntamento settimanale con le figure di
Oltre ovviamente al “solito” ritardo di 5 minuti nell’entrata in campo dopo l’intervallo (con i viola a turno a protestare con l’arbitro), secondo quanto dichiarato da diversi spettatori presenti allo stadio e come riportato da “La Republica”, Wesley Sneijder avrebbe rivolto il gesto dell’ombrello all’indirizzo dei tifosi viola che fischiavano i neroazzurri all’uscita dal campo.
Se l’episodio fosse stato visto da uni degli ufficiali di gare per l’olandese potrebbe scattare la squalifica che gli impedirebbe di giocarsi la finale tra la vincente della sfida tra Roma e Udinese.
Di seguito l’articolo de “La Republica” con i risvolti dell’episodio:
“Who’s the guy? Who’s the guy? Who’s the guy of the press?”. Wesley Sneijder fa irruzione nella zona interviste nel dopopartita di Fiorentina-Inter. Urla, è fuori di sé. Cerca qualcuno, quasi lo volesse affrontare di persona. Cerca il “guy of the press”, il ragazzo della stampa, il colpevole. Colui il quale ha diffuso la notizia, poi ripresa dall’agenzia Ansa, secondo cui Sneijder, uscendo dal campo alla fine della partita (cui non ha partecipato, perché è rimasto in panchina per 90 minuti), avrebbe rivolto il gesto dell’ombrello ai tifosi viola. L’olandese viene a sapere la cosa e si scaraventa nella “mixed zone” vicino agli spogliatoi, dove ci sono le telecamere in attesa, come per farsi giustizia da sé.
E un gesto inconsulto, che infatti viene tamponato a fatica dal team manager interista, Andrea Butti, e dall’addetto stampa Luigi Crippa: i due lo portano via, cercano di farlo ragionare, per un minuto buono c’è un fitto conciliabolo fra i tre. Poi Sneijder torna, leggermente più calmo, e in inglese accetta di rilasciare una dichiarazione, come gli è stato consigliato poco prima: “Questa storia è una bugia, una grande bugia. Non ho fatto nessun gesto ai tifosi. Ho trascorso gli ultimi minuti della partita a scherzare con Balotelli e Arnautovic in panchina, e sono uscito con loro senza rivolgere gesti a nessuno. E’ una bugia e basta”.
Qualcuno sostiene che le immagini Rai avrebbero mostrato il gesto, eppure in Rai non confermano la cosa: pare che nel filmato non si veda niente di quello che è stato raccontato. C’è comunque chi sostiene che qualcosa sia accaduto davvero, di sicuro un gesto Sneijder lo fa, con le braccia mosse verso l’alto all’indirizzo della curva, come a invitare i tifosi ad alzare il volume dei fischi mentre gli interisti escono dal campo. Ma gesti dell’ombrello, in tv, non se ne vedrebbero. E la reazione di Sneijder in zona interviste, per quanto scomposta, sembra proprio quella di uno che è innocente e si ribella a una ricostruzione ingiusta. Sneijder ha un caratterino vivace, come dimostrato quest’anno nel bene e nel male: con le sue accelerazioni frenetiche che hanno cambiato la stagione dell’Inter, e con quelle due espulsioni contro Atalanta e Milan per proteste eccessive, ingiustificate. Probabilmente Sneijder ha anche temuto che una storia simile potesse procurargli una squalifica, così ha preferito puntualizzare.
L’episodio è curioso, e per certi versi emblematico. Sneijder e la sua furia simboleggiano l’animo dell’Inter di quest’anno, l’anima di Mourinho: la sindrome da accerchiamento elevata a sistema come prima risorsa, perché sentirsi soli contro tutti aiuta a tirar fuori energie nascoste. E l’Inter di questo finale di stagione si sente sola, solissima, assediata nel fortino. In campo, dalle squadre avversarie; fuori dal campo da organi di informazione ritenuti ostili e da altri nemici che il club, trainato da Mourinho, ha da tempo individuato.
Questa è la situazione, che si sia d’accordo o no. L’Inter tace, registra il rumore che c’è la fuori e reagisce da par suo: con gelida applicazione, concentrata, cercando di andare oltre i propri limiti perché ormai la stanchezza si fa sentire e ora sta arrivando il bello, cioè il brutto, insomma le partite che decidono tutto, e non bisogna sbagliare più. Ma dentro di sé continua a covare la rabbia di chi si sente messo nell’angolo, provando a non farlo capire troppo, tentando di mantenere comunque un contegno. In queste ultime settimane lo sforzo è riuscito e anche in campo i comportamenti dei giocatori, pure nelle fasi più intense di gioco, è stato impeccabile. Ma lo sfogo di Sneijder ha svelato qualcosa dell’animo ferito degli interisti. Che con questo groppo di sentimenti addosso, si gettano nei giorni più folli della loro avventura: venerdì 16 aprile Inter-Juventus; 20 aprile Inter-Barcellona; sabato 24 aprile Inter-Atalanta; mercoledì 28 aprile Barcellona-Inter; domenica 2 maggio Lazio-Inter; e infine la finale di Coppa Italia il 5 maggio, contro Roma o Udinese, dopo la vittoria di ieri nella semifinale di Firenze con gol di Eto’o. Sei partite in 19 giorni, al termine delle quali molti verdetti potrebbero essere pronunciati. Che giorni, che periodo: il fortino respingerà gli assalitori?