Lunga intervista rilasciata da Alessandro Melli, team manager del Parma, squadra per la quale ha giocato 199 volte e segnato oltre 52 gol, oltre ad aver vinto una Coppa Italia nel ’91-’92, una Coppa delle Coppe nel ’92-’93 e una Supercoppa UEFA nel 1993, ai microfoni di Roma Talk Radio. Potete seguire la trasmissione ogni mattina, dal lunedì al venerdì, dalle 10:00 alle 12:00 semplicemente andando su www.romatalkradio.it. Melli ha parlato dei fatti di domenica, il cui apice è stato rappresentato dalle dichiarazioni “rumorose” di Donadoni sul comportamento di Higuain e alcuni dirigenti del Napoli. Leggete!
La contattiamo per chiarire i fatti di domenica. Complimenti per la stagione del Parma, in un momento così difficile siete l’unica cosa bella della Serie A. Cosa è successo domenica?
“Vi ringrazio per le belle parole. Su domenica, non sono la persona più adatta a parlarne, obiettivamente, visto che ero in panchina e non in campo, quindi non ho sentito direttamente. Deve crede però ai miei ragazzi, che hanno manifestato dispiacere a sentire certe parole, spiacevoli, probabilmente dettate più da nervosismo che da altro. Forse il Napoli pensava di poter vincere in maniera più agevole mentre poi ha trovato un muro più alto. Scaramucce sì, ma come sempre, niente tanto oltre”.
Sui giocatori possiamo anche passarci sopra per il nervosismo, lei ne sa qualcosa e tutti ricordiamo il suo Parma, ma Donadoni ha parlato anche di dirigenti e questo è più grave…
“Sì, in effetti il giocatore è spinto da un nervosismo che a volte può sfociare in atteggiamenti non consoni, mentre noi dirigenti dovremmo essere più maturi. Se l’allenatore ha detto questo, il mister, non posso che credergli: è riconosciuto da tutti come un uomo pieno di valori, serio e fidato. Se dirigenti del Napoli hanno detto cose del genere, e ripeto che non ho esperienza diretta e penso che le dicerie valgono fino ad un certo punto ma credo al mio allenatore, dovremmo riflettere: noi dirigenti dovremmo avere atteggiamenti diversi, essere più responsabile comportarci meglio anche dal punto di vista etico”.
E’ un problema di cultura? In Premier i tifosi del Chelsea hanno battuto le mani a Gerrard, mentre in Serie A si vedono queste cose. Il nostro non è un bel prodotto…
“No, direi che purtroppo è un pessimo prodotto che vendiamo da tanto, troppo tempo. Molte le motivazioni: in primis un problema di cultura sportiva che ni non abbiamo ancora imparato. Siamo tutti colpevoli: dirigenti, allenatori, calciatori, giornalisti, tutti coloro che sono intorno al mondo del calcio, tutti hanno responsabilità per questo prodotto così scarso. L’unica soluzione è ripartire dalla scuola: scuola calcio, scuola materna, cominciare ad inculcare quel messaggio ch’è stato inculcato a noi, probabilmente. Non ci vorrà poco, sarà un percorso lungo e non so se se sarà possibile: noi italiani per questo siamo dietro, non abbiamo senso di appartenenza per le cose e neanche per il nostro paese e il nostro calcio”.
Cosa vi aspettate che succederà al Parma?
“Abbiamo fatto tutto quello ch’era possibile per portare avanti il progetto Parma e tenerlo su in maniera dignitosa, tutto il possibile. Anche sotto il profilo dei numeri: abbiamo alleggerito il pregresso maturato nel fallimento del 75%, direi tantissimo per rendere questo Parma appetibile e farlo comprare da qualcuno. Bisogna lavorare ancora per alcuni incentivi all’esodo: è un problema di numeri, sono alti, visto che sono tanti i giocatori e tanti i soldi, qualcuno ha accettato e qualcuno ci sta pensando. Stiamo facendo il possibile per aiutare il Parma a salvarsi. Speriamo arrivi qualcuno che abbia passione per il Parma Calcio, ma anche qualcuno che abbia tanti soldi. Noi siamo tutti con la coscienza a posto, abbiamo fatto tutto il possibile. Abbiamo forse rammarico per alcune scelte sbagliate, ma è il senno di poi a farci dire questo. Abbiamo fatto il massimo, secondo me”.
Quanto vi carica l’affetto e l’amore dei propri tifosi e di quelli di tutta Italia? State facendo una cosa bella per il calcio italiano, per il calcio in generale.
“Noi questo lavoro lo facciamo anche ai tifosi che ci sono vicini, ma oltre loro anche altre persone che ci hanno mostrato solidarietà, ma non soltanto con applausi e pacche sulle spalle, lo hanno fatto mettendosi mani in tasca, pagandoci voli e alberghi, offrendo sponsor in più. Anche la palla sulla spalla è importante. Questo lo abbiamo trovato ovunque, non solo a Parma. Ovunque andiamo, riceviamo tanta stima e rispetto. Questo vuol dire che c’è del buono anche nel nostro calcio e da lì dobbiamo ripartire“.
Alcuni giocatori del Parma erano e sono davvero importanti. A partire da Lucarelli, passando per Belfodil, Mauri, Jorquera, Mirante…è un delitto questo al Parma.
“Sì, ci sono giocatori di prospettiva, uomini veri. Direi che la parola giusta è “delitto”, per quello che hanno creato. E’ un delitto, perché c’è anche un settore giovanile, che fa bene e sta lavorando, con giovani buoni in prospettiva. Una città come Parma non meritava una cosa del genere, ma qualcuno ha sfruttato la nostra educazione, la nostra civiltà per approfittarsene e fare cose sbagliate. Forse dovevamo essere meno buoni e civili e interrompere questo qualcosa di sbagliato che si poteva fermare anche prima, ma non parlo solo di noi, ma anche di giornalisti e ambiente, come dicevo prima. Spero che quello che è successo a noi non capiti a nessun altro e che i giocatori rimasti ne abbiano tratto un insegnamento etico e morale per il prosieguo della loro vita e carriera. Spero che in questa cosa negativa sia successo anche questo”.
Lei ha giocato nel Parma nell’85, poi ha alzato i primi trofei con il Parma. Ci racconta quegli anni lì? Fu un vero e proprio miracolo…
“La città di Parma ha vissuto un sogno e la gente ancora si ricorda tutto. Non solo quell’anno, però, ma la gente ricorda anche gli anni successivi, in cui sono arrivati campioni di prima fascia, nomi di caratura mondiale, forse quel Parma era tra le squadre più forti d’Europa per nomi. Se uno gira per la città di Parma e chiede i ricordi più belli, gli viene risposto degli anni dal 1989 al 1995, che erano sì i miei anni, ma c’era grande senso di appartenenza, di gruppo, un attaccamento, una simbiosi con città e tifosi veramente encomiabile. Sono stati anni indimenticabili, probabilmente irripetibili. Me lo auguro, sarà un percorso lungo, sperando che arrivi qualcuno a salvarci”.
Riguardo la Roma, lei ha affrontato la Roma due volte: nella prima partita la Roma ha vinto al 90′ con una magia di Pjanic, nella seconda un criticatissimo 0-0. Cosa è successo alla Roma secondo lei?
“Credo che per conoscere i problemi di una squadra ci si debba essere dentro, altrimenti si danno giudizi approssimativi, superficiali. E’ necessario conoscere le dinamiche interne per dire qualcosa a riguardo, ma da qui posso dire che secondo me si è rotto qualcosa all’interno, spesso succede questo in situazioni così, ma è difficile dire cosa. Dico che secondo me la Juventus è ancora superiore alla Roma, tecnicamente e non solo. Voglio dire, se la Juventus vince sempre e da sempre, evidentemente la mentalità conta e c’è un DNA che porta a vincere. Forse la città di Roma, bellissima e straordinaria, crea una sorta di distrazione, sicuramente non quella mentalità concreta e vincente che hanno squadre come la Juventus. Tecnicamente, però, la Roma ha giocatori di classe pure: Sabatini ha fatto un lavoro tecnico e di scelta di elementi straordinario, stessa cosa per il mister. Qualcosa si sembra inceppato, ma questo dovranno vederlo loro e risolvere il problema”.