(BLOG AS ROMA – DANIELE TI VOGLIAMO BENE – FORZA-ROMA.COM) – Povero Daniele. Solo chi ha provato, almeno una volta nella vita, la sgradevolissima esperienza della colica renale può capirti, perchè solo chi ne è rimasto vittima, ne conosce realmente l’atrocità. Secondo alcuni medici, il dolore è paragonabile, se non addirittura superiore, a quello avvertito da una donna durante il parto. Pensate un po’ cosa potrebbe significare provare a recuperarlo prima che abbia risolto definitivamente il problema. Un problema legato ad un meccanismo indotto e persistente, almeno fino a quando non ti liberi di quel corpo estraneo che nel gergo medico prende il nome di "calcolo". Un nemico subdolo, che ti attacca di sorpresa, nel tempo in cui sei costretto a conviverci. Una "Spada di Damocle" sul capo del malcapitato, una bomba ad orologeria nella tasca di un inconsapevole oppresso. Non è per niente una cosa simpatica. Chiaramente il guaio si risolve, in maniera spontanea e naturale, o, all’occorrenza, grazie all’adeguata assistenza ospedaliera ed ai progressi che la medicina continua a fare, ormai in tutti i campi. Intanto, Daniele sta riposando; il lavoratore infaticabile, lo stacanovista del pallone si è messo in malattia. Stavolta per davvero. E’ incredibile cosa riesca a fare un calcolo renale, laddove perfino uno zigomo frantumato ben poco ha potuto. Ditelo anche a Brunetta, non si sa mai: Daniele sta male sul serio, deve riguardarsi, pensare solo a se stesso. Ha un problema, lo deve risolvere del tutto e fino ad allora va lasciato in pace. Eppure, all’agro di una sfiga persistente, credo possa accorparsi, ancora una volta, il dolce di una sfumatura languida: la macchina da guerra che abbiamo imparato a conoscere ha ceduto il passo all’uomo. Ecco… La bellezza di una umanità riscoperta è senz’altro la nota positiva, in questo momento di buio pesto. Noi lo vorremmo sempre in campo, Daniele. Troppo grande è il contributo offerto alla causa romanista, per accettare l’idea di farne a meno. E’ forte questo ragazzo qui… Troppo forte per rimanere fuori. Ma stavolta siamo ben disposti ad offrirgli la nostra stima nella sua dimensione più sincera, nella normalità di un malanno, nella quotidianità di un impiccio antipatico. E’ proprio in questo nuova dimensione, in questa normalità riscoperta che si insinua la testimonianza di affetto più semplice ed immediata che esista, un "ti vogliamo bene" tenero, quanto tenera è l’immagine di un Daniele invincibile in campo, ma vulnerabile nel suo essere un ragazzo come tutti noi.