(EDITORIALE – FORZA-ROMA.COM) – Nel calcio si sà che è come nella vita: un amore tanto bello quanto passionale, basta un periodo di incomprensioni, di situazioni poco chiare che il "fuoco" del sentimento torna cenere. La storia è di quelle che però lasceranno il segno nel cuore della gente romanista, una tifoseria molto vasta che ha "accolto" Claudio Ranieri con stima e rispetto ma che ancora non ha dimenticato quel toscanaccio che anche senza lo scudo cucito al petto, ha fatto grande la Roma. Come ogni fenomeno umano, esiste un inizio ed esiste una fine, Luciano Spalletti fenomeno lo è stato, uno che è riuscito a tratti importanti a far giocare alla propria squadra il calcio più bello d’Europa, molti colleghi riproposero il sistema di gioco della Roma, un fatto che evidenzia la grande genialità e sagacia tattica di un allenatore davvero eccellente. Dietro la bravura c’è un carattere aperto a tutti, per anni la voce ufficiale della As Roma, ma dietro ad uno degli "inventori" moderni del calcio show si è nascosto un padre modello ed un signore di stile e di immagine, il buon Luciano ne ha dato modo di far conoscere la propria etica in sede di dimissione. Il calcio è bello perchè la perfezione non è caratteristica di nessun comune mortale e quindi anche lo stesso Spalletti ha fatto intravedere i suoi limiti. Per carità il parere sull’operato di Spalletti a Roma non dimentica gli anni senza mercato, l’autofinanziamento, le promesse non mantenute, in sostanza tutto quello che esce dalla sfera di competenza del tecnico ma in questa sfera di cristallo, ovviamente, è proprio questo che rende visibile ogni cosa, ci si è accorti delle manie dell’allenatore, un modulo di gioco dispendioso con il passare dei mesi, un equilibrio che in situazione di ripartenza avversaria si sgretola a dismisura, una difesa che spesso subiva troppe segnature, una squadra che neanche sul 3-0 dava la certezza dell’esito finale. Lo scorso anno tutti i malanni della Roma spallettiana vennero a galla e qualcuno in capitale storse il naso sull’operato di Spalletti, specie quando ci si accorse che lo staff tecnico, da lui scelto e diretto, impartì alla squadra una preparazione all’acqua di rose, non deve sembrare un’esagerazione, che pian piano divenne colpevole di una miriade di infortuni gravi e meno gravi che tolsero alla squadra la linfa necessaria in campionato ed in Champions. Ormai è acqua passata, Spalletti è andato via, la storia della Roma ha inserito di diritto fra le sue pagine anche il tecnico toscano con tanti pregi e qualche difetto.