La redazione di forza-roma.com riporta l’articolo del quotidiano romano che pone l’attenzione sulla figura del garante la cui identità dovrebbe essere svelata e che ricoprirà un ruolo importante nella vicenda legata alla vendita della As Roma.
(Il Messaggero) – Resta ancora avvolto dal massimo riserbo il nome del commercialista romano candidato ad assumere l’incarico di vendere la As Roma. Questo mister x, secondo quanto risulta a Il Messaggero, sarebbe poco conosciuto al grande pubblico anche se di ottime credenziali professionali e dovrebbe rivestire la carica di amministratore delegato di Roma 2000, la subholding controllata dalla Compagnia Italpetroli e che ha in pancia il 67% della società giallorossa. In Roma 2000 verrebbe rifatto il consiglio di amministrazione: tre membri, tutti indipendenti, tra i quali il plenipotenziario cui verrebbero affidati poteri specifici. E gli altri due designati di comune accordo dai Sensi e da Unicredit. Questi poteri gli dovranno essere delegati dalla famiglia romana e dalla banca guidata da Alessandro Profumo. Mediobanca e piazza Cordusio hanno blindato l’identità e fanno trapelare solo che il nominativo non sarebbe compreso nella rosa dei papabili indicati dalle indiscrezioni. Oggi comunque a Milano sarebbe in programma una riunione molto importante tra le due banche per definire il quadro complessivo degli accordi nei quali sarebbe previsto l’arrivo del ”gestore” che si farà carico di cedere il club giallorosso. Il nodo su cui le trattative si starebbero sviluppando e che sta allungando i tempi della decisione oltre quelli programmati riguarda la stesura degli ”accordi di governance” tra i due soci della Italpetroli: la famiglia Sensi che ha il 51% e Unicredit che possiede il 49% ed è anche il principale creditore con 300 dei 400 milioni di debiti. Questo tipo di accordi riguardano il modello di funzionamento e gestione della della partecipazione nella As Roma con riferimento ai poteri da attribuire a questo amministratore delegato designato dall’azionista di minoranza Unicredit con l’unico di mandato di dismettere il bene più pregiato, quale è appunto la Roma calcio. Unicredit vuol cautelarsi, infatti, affinchè nella riscrittura di questi accordi non emerga un controllo diretto della banca sul club giallorosso. I poteri all’amministratore delegato dovranno essere concessi congiuntamente dai due soci del gruppo anche se in pratica questo mandato recepisce la volontà solo di Unicredit che i Sensi sono costretti ad accettare perchè in default sul debito. L’accortezza a non configurare il controllo diretto della banca sulla società calcistica serve a metterla al riparo rispetto a responsabilità più ampie rispetto al diritto di tutelare il proprio credito. E queste responsabilità, se non scritte in termini chiari e trasparenti, potrebbero mettere in guardia la Consob sull’ipotesi di passaggio di proprietà della Roma calcio. Questo rischio potrebbe tradursi in un obbligo di opa di Unicredit visto che il testo unico della finanza (tuf), conosciuto anche come legge Draghi impone l’offerta obbligatoria su una società quotata in Borsa quando cambia la maggioranza del capitale. E’ possibile quindi che i tempi si stiano dilatando perche sarebbero in corso consultazioni con la Consob. Nella stesura di questi passaggi delicati Unicredit si avvale di un professionista di grandi capacità in materia finanziaria come l’avvocato Roberto Cappelli dello studio Grimaldi e associati che, oltre ad essere di fede giallorossa siede anche nel cda della As Roma. Al fianco dei Sensi c’è l’avvocato Gianroberto de Giovanni dello studio Lovells.