Carlo Ancelotti su La Repubblica parla dell’episodio che ha un pò creato qualche risentimento in Luciano Spalletti. Ancelotti parlava di un suo possibile futuro a Roma nel dopo Spalletti. "Io e Spalletti siamo amici, ma posso capire che si sia un po’ risentito quando ho espresso il mio desiderio di arrivare, prima o poi, sulla panchina della Roma. Immagino che le radio romane gli abbiano tolto il fiato. Io a Roma mi sono trovato benissimo, è una città meravigliosa, si fa amicizia facilmente, c’è più calore non solo nell’aria. Milano è più chiusa di Roma e Torino è più chiusa di Milano, fuori dal campo a Torino non ho un amico. A Roma ne ho molti, quello che sento più spesso è Bruno Conti. A Milano ci vado il meno possibile e quando capito in ristoranti assurdi, pieni di gente finta, mi verrebbe da scappare. A Liedholm piaceva la tecnica intepretava le partite non come distruzione dell’avversario ma come esaltazione delle doti dei suoi. Ha imposto la difesa a zona, non s’è mai stancato di insegnare calcio. Sacchi è stato un grandissimo maestro di tattica: difesa alta, pressing, allenamenti quasi più impegnativi delle partite. Quando la Roma giocava a Milano e a Torino, si partiva mercoledì a mezzanotte in vagone letto da Termini. Siccome per Nils era impossibile tirare mezzanotte, alle dieci di sera andava al Tiburtino, dove formavano il treno, e si metteva a cuccia. Tre giorni e rotti in ritiro all’Astoria di Busto Arsizio. Ci divertivamo da matti, giocando a carte, sparando cazzate. Oggi, dopo cena i giocatori spariscono tutti, ognuno in camera sua. iPod, PlayStation, pc, cellulari. Non l’ideale, per fare gruppo".