Missione compiuta. E con 3 mesi d’anticipo. La società aveva fissato i paletti a inizio stagione e la truppa assemblata in fretta e furia in estate ha centrato diligentemente l’obiettivo. Percorso netto. Il più netto da tempo ormai immemore. Non hai lottato mai per niente. Mai. Non ti ci hanno fatto manco mai sperare. Ed ecco che l’abbiamo raggiunto senza grossa difficoltà il nostro tanto sbandierato Karma della “mediocrità”, la nostra inutilità cosmica, l’irrilevanza assoluta delle nostre 12 partite finali dove l’unica cosa da fare saranno i punti per la salvezza matematica salvo poi sperare che l’Inter finisca peggio di noi.
Diciamo la verità, questa sconfitta non è diversa da tante altre disfatte (il doppio di troppe) subite quest’anno. Almeno nella modalità. Il solito errore nel palleggio, le solite praterie che si aprono per il fortunato intercettatore del passaggio sbagliato di turno. Accade dall’inizio dell’anno, circa 3-4 volte a partita. Sia se vinci sia se perdi. Sia se tieni la palla sia se non la tieni. Sia se finisci in 9 sia se finisci in 11. Già l’umore della Curva non era stato dei più incoraggianti, ma non perché si aspettasse la squadra al varco, quanto perché probabilmente lo stress enorme a cui il tifoso è stato sottoposto in questa stagione pareva aver inebetito una larga fetta della tifoseria. Per carità i cori si fanno, gli sfottò pure, ma se dopo 5 minuti dall’inizio dell’ultima partita importante della stagione si continua a vedere lo stesso film che si è visto tutto l’anno è come se l’urlo rimanesse incastrato in gola e ti fossi accorto che t’hanno fregato il portafoglio.
Nonostante gli sforzi di chi prova a fomentare il settore si assiste per la maggior parte inerti cantando in un sorta di trance, ipnotizzati dallo stesso male di cui sembra soffrire una squadra mai nemmeno lontanamente pericolosa, un vero peccato contro avversari onestamente sconosciuti ai più. Nemmeno una intensa scossa di adrenalina provocata dall’enesimo gol pesante del miglior acquisto della stagione (soprattutto in relazione alle aspettative della piazza) sveglia completamente il tifoso giallorosso dalla tramvata subita prima ancora di iniziare. Di la, sembra che proiettino un cartone animato, comunque qualcosa di irreale. Ma noi abbiamo talmente tante gatte da pelare che sinceramente abbiamo pure poco tempo di starli a sentire/guardare.
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La situazione si aggrava nel secondo tempo di pari passo con la sterilità del nostro gioco e con una decina di interventi di impuniti armati di macete. Si canta, ma con meno convinzione di quanto servirebbe. è come se mancasse quella scintilla che ci ha reso giustamente famosi in tutto il mondo. E la cosa mi provoca una stretta al cuore dolorosa quanto un principio d’infarto. L’unico affaccio sotto la Sud è un tiro di Totti buono solo per essere segnato diligentemente sull’ I-taccuino in panchina. Ovviamente pur riuscendo a reggere botta in inferiorità numerica andiamo sotto su palla inattiva per un errore del singolo. La reazione stavolta è quella di chi sapeva dell’emergenza neve ma ha pensato che acquistare del sale fosse inutile.
Niente. Non fa niente. Dolore, certo, ma nessuna manifestazione esplicita e coordinata di rabbia o frustrazione per sottolineare l’ufficializzazione della fine totale dell’anno calcistico al 4 marzo. La stagione è finita e non c’è nessuna aria di contestazione. Si incassa il colpo con lo sguardo attonito. Non vola un fischio. In nessun settore. Non si canta manco più. Si aspetta. La squadra ne approfitta per andare in bambola totalmente e comincia a tirare fuori tutto il repertorio di errori commessi durante la stagione, un po’ come un artista che vuole congedarsi dal proprio pubblico con il “meglio” del proprio repertorio. Cosa di cui avremmo volentieri fatto a meno perchè i nostri polli li conosciamo, abbiamo visto tutto l’anno cosa sanno e non sanno fare. Lo hanno visto anche tutti gli allenatori di Serie A e infatti i nostri risultati abitualmente sono stati determinati da due fattori: da come si disponeva l’avversario e dalla possibilità di andare in vantaggio nei primi tempi.
Nonostante lo sconcerto provocato da 3 o 4 cavalcate laziali scaturite da errori da mettere i brividi anche ad Amundsen, la Roma ha anche una palla per pareggiare ma l’altrimenti ottimo Borini non riesce a concretizzarla per un soffio. Il problema è che oggi tocca di nuovo a noi, la beffa. Loro ringraziamo il cielo e tifano LE con la stessa passione con cui usavamo supportare un tizio che una volta poteva essere simpaticamente appellato Edy Sveja.
All’uscita solo qualche solitario tifoso storico urla fieramente la sua disapprovazione, ma sono gocce nel mare di una folla azzittita e bastonata. Noto una certa differenza di età tra chi si incazza e chi sta zitto. Ancora una fitta al cuore.
Dopo quello che abbiamo sofferto l’anno scorso non ce lo meritavamo, un anno così umiliante. Un anno in cui mi sto rendendo conto di scrivere l’ultimo pezzo della stagione (!!!) che possa destare un qualche minimo interesse nel lettore. Un anno dove cercare qualcosa da salvare comincia ad essere un’impresa per enigmisti.
E lo so da me che st’articolo fa schifo ma siamo al 4 marzo e scusate se non mi ero preparato.
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