Atmosfera per pochi intimi ieri sera, solo la Curva Sud era piena, il resto dello stadio desolatamente semi-vuoto. Forse la sosta aveva ingannato i più, che tuttora pensano si riprenda a marzo come in Russia. Quelli che c’erano però hanno voluto far capire alla squadra che credono ciecamente in lei e nella filosofia dell’allenatore e, perché no, di DiBenedetto. Lo striscione esposto all’inizio della partita demarca infatti una rottura fondamentale con le richieste del passato, dovute perlopiù a una voglia di vincere troppo spesso ricacciata in gola, per lasciare spazio a un più abbordabile “Mai schiavi del risultato!”.
Vuoi l’atmosfera stile Palaghiaccio il mercoledì mattina alle 7, vuoi lo spessore dell’avversario, vuoi la costipazione del 25% della popolazione della Curva, ma ieri la Curva non ha proprio sfoderato una delle sue prestazioni migliori. Ciò nonostante, i volenterosi ragazzi della Curva si sono adoperati per organizzare una veloce coreografia. Prove generali, direi. Magari in vista di una partita di cartello. Vai a sapere.
La partita inizia. Taddei a sinistra al posto di Josè Angel ormai non stupisce più nessuno, il mister ci ha spiegato che lui i centrocampisti li usa per un sacco di robe. Simplicio, ad esempio, gli serve per poter mandare qualcuno a prendergli i figli a scuola. E Rodrigo che fa? Fa il partitone, mostrando per la duecentesima volta in carriera lo straordinario spirito di sacrificio che lo contraddistingue. E la Curva stima chi sputa sangue. Sempre. È vero che in difesa Cuadrado se lo beve come un crodino ogni volta che viene lanciato, però è anche vero che la davanti Taddei crea il panico e si è porta a casa il duello. Insomma, su quella fascia pareva di guardare un match tra due pugili colla guardia abbassata (tecnica che ha fruttato gloria e milioni di dollari a Rocky Balboa, ma anche una serie innumerevole di destri in bocca).
La Roma produce tanto,e c’era da aspettarselo contro una squadra che non si chiude e che ha la presunzione e la sfrontatezza di giocarsela a viso aperto. La Curva sembra apprezzare. Dopo un paio di affacci nell’area del Lecce arriva il fisiologico gol della Roma. Schema ripetuto tre volte e alla terza il geniaccio bosniaco (che in Curva, ma oserei dire a Roma ha convinto proprio tutti tutti) infila Julione Sergio. La Curva festeggia in maniera composta, anche perché si rende conto che davanti a lei non ci sarebbe quasi nessuno a gustarsi lo spettacolo. Si ricomincia a cantare e la Roma ricomincia a cercare il gol. Che poi forse è il segnale migliore che va preso dalla partita di ieri: è una delle primissime volte che la squadra riesce a mantenere un buon livello di intensità per tutto l’arco della partita. Quello cattivo è invece la fin troppo ovvia mancanza di cattiveria sotto porta.
Nell’intervallo il tifoso è tranquillo, la Roma sembra sul pezzo e il Lecce sembra veramente troppa poca cosa per impensierire i ragazzi di Luis Enrique. Qualcuno mormora che ci vorrebbe il capitano per finalizzare un po’ meglio le occasioni, qualcun altro si chiede se Luis Enrique ha chiesto ai propri 3 centrocampisti di scambiarsi posto ogni 10 minuti, ma fondamentalmente mi sembra di notare molti meno mugugni rispetto alla mia ultima corrispondenza dallo stadio. Ci vuole poco mi dirai, l’ultimo pezzo l’hai scritto al derby.
Il momento migliore della Roma coincide naturalmente col miglior momento della Curva. L’apertura di secondo tempo vede la produzione del massimo sforzo della Curva; non ce n’è gran bisogno a dire il vero perché Julio Sergio macchia una prova altrimenti tutto sommato sufficiente, facendosi uccellare dal tiro poco potente ma ben angolato di Gago. Immancabile il commento del pirla di turno in Curva: “Eeee quando la palla ti rimbalza davanti così diventa tutto più difficile…”.
La Roma sembra poter dilagare e invece Lamela e Bojan ingaggiano un duello per stabilire chi è capace di sbagliare il gol più clamoroso. E proprio mentre la gente comincia a spazientirsi arriva, puntuale come l’espresso Lugano-Basilea, il gol dell’ex. Maledetto Bertolacci. Ma che stai a fa a Lecce. Ma sarai meglio di Greco, no? Boh…
A questo punto non si capisce più niente. Osvaldo segna un eurogol che manco Van Basten e un tizio che andrebbe rinchiuso nella cantina del signor Fritz (il mostro di Anstetten, avete presente?) o alternativamente nell’apposito dipartimento di neurogologia del San Pietro, glielo annulla!!! Cuadrado ne sfiora uno che a momenti mi manda all’altro mondo, ma per fortuna il finale di partita fila via senza grossi patemi. Alla fine ci prova Corvia, che da vero Giuda, prova a simulare in piena area di rigore al 94esimo. Cartellino giallo, fischio finale e manco l’onore di essere sommerso da una selva di fischi. Il tifoso, felice, stava già a cantà “Grazie Roma”. Se vedemo alla prossima, Daniè.
P.S.: Mentre il Lecce accorciava le distanze ieri, è andato in scena un brutto episodio. Ho seguito da lontano e non conosco i motivi scatenanti, però picchiare in 10 un bibitaro non mi sembra un atto che ha bisogno di analisi approfondite per risultare condannabile. Spero che un episodio del genere non accada di nuovo, per il bene di tutte le persone che popolano il settore.
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Skeleton80 per Forza-Roma.com