In pieno mercato di riparazione, in tempi, per così dire, non sospetti, nel contesto di un’attualità in continua evoluzione, quando Toni ed Adriano non si scambiavano la maglia della Roma, ma se la contendevano, evidenziai alcune riflessioni, comprimendole in un paio di articoli. Il primo si intitolava “Toni: operazione Tampax”, il secondo “Adriano non è un bluff”. Ciò che intendevo puntualizzare in ordine all’ex Bayern è reso palese dallo sviluppo della situazione. Indipendentemente dal rendimento, Luca avrebbe lasciato la Capitale a fine campionato; l’operazione aveva il mero scopo di tappare una falla nell’organico e rimandare ulteriormente il discorso sull’acquisto, sottolineo acquisto, del centravanti di peso. Per ciò che concerne la punta brasiliana non ho messo e non metterò bocca sulla bontà del calciatore, ma ho valutato, all’epoca, altri aspetti, diciamo commerciali. Quando prendi un giocatore di 28 anni e lo inserisci in un progetto tattico, lo fai nell’ottica di una programmazione a medio – lungo termine. In più, nel caso specifico, sai anche di dovere lavorare tanto e con tanta passione sul recupero dell’atleta, per trasformare l’investimento in un affare. Un acquisto vero, in poche parole; non un bluff, appunto. Ma la notizia è un’altra: la Roma destina quindici milioni di euro alla missione. Questo rivaluta non poco il discorso sui cosiddetti parametri zero. Se vai in cerca di svincolati per fare la squadra senza spendere un soldo è un conto, ma se punti sui giocatori in scadenza per destinare le disponibilità alle spese di ingaggio, così da poter puntare a campioni da cinque milioni l’anno, allora il discorso cambia. Quante volte, di fronte ad un fenomeno, ci siamo detti: “la Roma non può prenderlo, guadagna troppo”. Bene, al di là di ogni valutazione su Adriano, la società giallorosa ha dimostrato come l’assunto di cui sopra non corrisponda a verità. Una bella prova di forza; una graditissima novità. In attesa di conoscere il nostro futuro, un’iniezione di fiducia per il presente…