Il sogno infranto, la sconfitta all’Olimpico, il goal illusorio di Totti, il boato della sud, lo sventolio di bandiere, l’inno roma roma roma, il grazie Roma di Venditti da far suonare ugualmente, la lite Vucinic-Perrotta, le lacrime di Philippe, l’immagine di Totti stremato al centro del campo, la barba incolta e sudata di De Rossi, la calma di Ranieri, le dita negli occhi di Pazzini, il nostro giustiziere, la felicità di Cassano, l’ammissione di Del Neri, i rigori non dati, il recupero incredibile di Damato, la bella atmosfera dell’inizio di gara, la tragedia al fischio finale, le dure parole di Rosella Sensi, il volto sconfortato del marito di Rosella, i 70000 dell’Olimpico, la cocente delusione delle 22e38, il mutismo, la rabbia, l’imprecazione, la poca voglia di rivedere le immagini, il rimpianto, l’eco dell’esultanza nerazzurra e dei laziali, la sigaretta da fumare più per disperazione che per altro, la voglia di cercare di chiudere occhio, l’insonnia, il risveglio, il pessimo umore a lavoro o a scuola, la timida speranza, il guardarsi indietro di 24 ore per ricordare il clima partita iniziato già dalle prime ore di domenica, i rituali d’obbligo, la sciarpa che ci accompagna e che accomuna milioni di romanisti, qualche coro canticchiato per ribadire che anche a distanza la sud entra nelle nostre case. La domenica sera come un flash back, le immagini passano inesorabili, come diapositive di un viaggio dal paradiso all’inferno di una serata che tutti avremmo voluto vivere al contrario dalla angoscia alla gioia irrefrenabile come con Inter e Lazio tanto per citare quelle imprese che profumavano tanto di scudetto. In poche righe il nostro grande rimpianto stà in dei fotogrammi di un sogno che via via stà scivolando dalle nostre mani.