Quel primo tempo della Roma, il goal di Totti, le occasioni per chiudere la gara già nella prima frazione, il tutto davanti all’ennesimo sold-out di un meraviglioso e commovente Olimpico, teatro dei nostri sogni e forse anche da oggi dell’ennesima delusione. Il pensiero del lunedì mattino, amaro anzi amarissimo, è rivolto alla nostra speranza di scudetto spezzata dal cinismo di un paio di ex che alla fine festeggiano la loro vittoria proprio dove era tutto pronto per la nostra esultanza. Le lacrime di Philippe Mexes, uno di quelli che non gioca più titolare, la dicono lunga sull’amarezza che avvolge Roma ed i suoi tifosi, splendidi ancora una volta nonostante il boccone di fiele da digerire. Ma come ha fatto Claudio Ranieri a rimanere intatto al fischio finale, pacato e con un self control addirittura superiore rispetto al padre dell’autocontrollo per eccellenza, Nils Liedholm. Uno stile del tecnico giallorosso che non ha eguali, noi ad imprecare contro il mondo intero e consapevoli che lo scudetto è andato ormai perduto, mentre lui, perfino di Testaccio, mantiene quella freddezza dialettica e di emozione nel frattempo che nelle nostre case, allo stadio, dovunque pulsava il cuore romanista in Italia e nel mondo, la nostra tragedia prendeva via via dimensioni megagalattiche. Il finale dell’Olimpico ci manda tutti a dormire tra streghe ed insonnia, la faccia di Maicon, l’esultanza di Milito, il ghigno funesto di Mourinho e poi Baronio che mette la palla nella porta sbagliata, Floccari che manda un rigore a sbattere contro la bandierina, Reja che fà turn over e manda in campo la primavera. Quanti cattivi pensieri travolgono la nostra notte, quella che doveva essere della gloria si è tramutata in catastrofe. Pensare che lo scudetto dopo una rimonta clamorosa sembrava essere alla nostra portata ed invece? La Roma si ferma sul più bello… La matematica degli ultimi 270 minuti di campionati impone a tutti quanti di crederci ma per il romanista passionale ed amorevole è difficile fare il viaggio di andata e ritorno dalla disillusione all’illusione. Fino a quando la bollitura non passa mi limito a dire: “Arrivederci scudetto, chissà quando, chissà dove…”