“Il mio rimpianto più grande è il mancato acquisto di Milito, lo avevamo in mano ma decidemmo che sarebbe stato sufficiente Totti e cambiammo strategia e lui fini al Genoa”.
Inizia cosi la lunga intervista rilasciata da Daniele Pradè a Rivista Romanista in edicola da domani. Il ds della Roma continua:
“Alla Roma – ha ricordato Pradè – mi portò Lucchesi.
Mi presentò Franco Sensi e la mia vita cambiò per sempre. Rosella è molto simile al padre. E’ esigente, grintosa, determinata, sempre presente. Le devo moltissimo. Lavorare con Capello mi ha fatto crescere subito. Da lui ho imparato molto, anche ad archiviare ogni informazione sui giocatori visionati. Ora vedo almeno due dvd al giorno di calciatori.
E’ una specie di scaramanzia, non lo faccio solo a natale e a capodanno. Lavorare per la Roma è stato il coronamento di un sogno. Momenti brutti ce ne sono stati. Con Cassano arrivammo allo scontro fisico, Chivu, Mexes e Panucci si schierarono subito dalla mia parte. Totti per le cinque giornate di squalifica e Panucci per l’insubordinazione di Reggio Calabria sono stati quelli che hanno pagato le multe più salate. La mia prima scelta da dirigente è stata Spalletti: in ballo c’era anche Zeman, ma tutti abbiamo scelto Spalletti.
Ogni scelta alla Roma è condivisa. Non c’è stato un solo calciatore acquistato senza il parere favorevole dell’allenatore. Con Spalletti il rapporto è finito come finisce un amore. Certo, il suo colloquio con Abramovich ci diede fastidio. L’unico rimpianto è che forse il rapporto andava interrotto prima. Il mercato? Mourinho ci ha fatto un bel complimento.
Stiamo molto attenti alle spese e sappiamo giocarci i nostri jolly. La bellezza della città funziona sempre. Solo con la moglie di Zè Roberto non funzionò”.