I fazzoletti bianchi sventolati, ieri, a San Siro dai tifosi interisti, nelle intenzioni, avrebbero dovuto richiamare una tradizionale forma di protesta, diffusissima in Spagna e sintomatica di assoluto sconcerto e disamore. Ma qui, amici miei, siamo in Italia, un Paese che esporta tantissima cultura, ma che fa estrema fatica ad importarne. Dunque, in Italia, il fazzoletto non può che assumere, alternativamente, un duplice significato: o sei raffreddato, o stai piangendo. Certo, capisco le temperature rigide a quelle latitudini, ma immaginare un’epidemia nel bel mezzo della gara con la Samp appare quanto meno curioso. Allora stavano piangendo? Siiiiiiiii….. Stavano proprio piangendo. Strano, però… Nella settimana in cui il buon Mourinho si è lasciato andare a qualche esternazione di troppo, ficcando il naso in faccende a lui totalmente estranee ed insinuando un ricorso sistematico alla lacrima, da parte dei nostri dirigenti, col fine “poco nobile” di ottenere vantaggi in sede di calciomercato, i nerazzurri hanno pianto due volte.
Prima con lo stesso tecnico, che ironizzava sulle dimensioni delle aree di rigore juventine, poi, allo stadio, con i tifosi uniti e compatti nello sventolio di lembi di stoffa che, all’esito di una roteazione in sincrono, sarebbero risultati utili solo ed esclusivamente ad asciugare l’umido sotto gli occhietti infastiditi, alla vista di un arbitraggio insofferente al cosiddetto timore reverenziale. Caro Mourinho, la verità è molto più semplice di quella che si vuole ricercare nei meandri di una fantomatica congiura, tale da suggerire un silenzio stampa di facciata, a dir poco paradossale: l’Inter non corre più da sola e nel bilanciamento fra la buona e la cattiva sorte comincia ad avere paura. A noi il compito di trasformare la paura in terrore e che il più grosso incubo nerazzurro, senza un nome, ma con una data ben precisa, possa materializzarsi nuovamente, stavolta per mano della parte “forte” di Roma, quella a tinte giallorosse.