La sessione invernale di calciomercato è ormai alle spalle, ma per il tifoso giallorosso sembra che il mercato non sia mai iniziato. Per carità, stavolta non si tratta di una critica, tutt’altro. Semplicemente, in controtendenza rispetto al recente passato, la società ha centrato l’obiettivo ancor prima che i giochi avessero inizio. In estrema sintesi, un Luca Toni in più, la necessità di sfoltire la rosa, magari racimolando qualche spicciolo e per il resto tanta noia. Questi i fatti. Restano, al più, alcuni interrogativi a cui provare a dare una risposta. Prendo spunto da una dichiarazione resa ieri da Claudio Ranieri a margine della gara col Siena: “Credo che la società sia stata chiara. Stanno costruendo per il nuovo calcio un bilancio attivo e si spende per quello che si riesce a spendere. Ci siamo adeguati a quello che ha detto Platini. E’ una squadra che va puntellata in alcuni reparti, ma senza illudere la gente e me stesso. La società sta cercando di fare il massimo. L’acquisto di Toni è stato fatto proprio perché mancava questo tipo di giocatore. La rosa è competitiva, certo va migliorata, ma non bisogna più scherzare con i bilanci e la Roma è entrata in questo progetto”. Da un punto di vista etico, la riflessione mi sembra adeguata al momento storico. Quello che mi infastidisce è, invece, l’abuso che si fa ultimamente del termine “progetto”. La Roma fa mercato senza spendere un euro, perché fa parte del “progetto”. Il colpo del mercato estivo romanista si è sostanziato nel nome di Stefano Guberti, perché il giocatore avrebbe fatto parte di un “progetto”. Guberti è stato dato via alla prima occasione utile, perché non rientrava più nel “progetto”. Esiste un “progetto” giovani, ma si da via Okaka per fare spazio a Toni e si punta su Simplicio per il prossimo campionato. Potrei continuare, ma non per sostenere che tutto quello che si sta facendo sia sbagliato. Mi limito ad evidenziare come nella logica del “progettare” sia insita un’esigenza di coerenza, perseveranza e consequenzialità di eventi che ad oggi manca. Le parole pronunciate ieri dal Mister ricalcano piuttosto quella necessità di “navigare a vista” rappresentata qualche mese fa da Spalletti e mai compresa fino in fondo. In tale ottica, si vive l’attimo e ci si predispone a cogliere l’occasione giusta, anche magari sconfessando sé stessi. Visti i risultati che la squadra sta ottenendo e vista la buona stella che illumina il presente giallorosso, va bene così, ma non ditemi che era tutto calcolato. Un ultimo appunto. Nel giro di pochi giorni, Ranieri ha prima negato che la Roma necessitasse di ulteriori interventi sul mercato per poi sottolineare come la squadra vada puntellata, ma che la società non ha intenzione di illudere né i tifosi, né l’allenatore. Fare di necessità virtù è cosa ben diversa dal progettare. Probabilmente, il tifoso ha accettato l’idea e gode del vento favorevole. La contestazione, seppure figlia della medesima sensazione di precarietà, sembra un lontano ricordo. E allora, in tempo di pace, quando nessuno pretende altro, se non quello che sta ricevendo, quando la dirigenza si predispone a non illudere il tifoso, perchè insistere con la leggenda del progetto?