(NEWS AS ROMA – C’ERA UNA VOLTA L’OLIMPICO ROMANISTA – CORSPORT) – L’articolo di stamane del Corsport fà luce sul fatto che la Roma ed i suoi tifosi hanno da tempo stravolto il loro idilliaco rapporto con la Roma che stà pian piano perdendo la sua gente.
C’era una volta l’Olimpico romanista. Una media di tre volte a settimana si colorava di giallorosso. Si sentivano canti e cori, si percepiva amore e passione, si veniva trascinati, si sentiva sulla pelle un’energia giovanile pure se non giovani non si era più. Non c’è più. Forse sono rimasti amore e passione, peraltro trasformati in delusione e rabbia. Non c’è più quell’Olimpico perché non ci sono più o quasi i tifosi della Roma. Sempre meno, sempre più arrabbiati e preoccupati. Al punto di regalarci, si fa per dire, ieri, un inedito. Il gol fischiato. Non quello del Bologna, quelli della Roma. Roba che facciamo fatica a comprendere e che se ce l’avessero raccontata, non ci avremmo creduto. Ma è successo pure questo in una stranissima domenica di assenze, silenzio, striscioni inizialmente non esposti, cinque minuti di black-out in ricordo di Stefano Cucchi che prima e dopo ci dovranno spiegare come sia morto, cori, contestazione, vuoti sempre più grandi in tribuna e non solo, lanci di uova e sassi al pullman giallorosso che arrivava allo stadio e una corona di fiori non proprio d’amore fatta vedere ai giocatori poco prima che entrassero allo stadio.
Anche in curva Sud i seggiolini sono blu. Lo abbiamo scoperto ieri. In precedenza non ci era mai capitato di vederli, esaurita in abbonamento, da anni. E’ chiaro, lo sapevamo pure prima, ma quello che vogliamo dire è che la desertificazione dello stadio Olimpico ha portato anche gli abbonati a rimanere a casa, forse davanti al televisore, ma pure questo non è detto. Nelle ultime tre partite casalinghe, la Roma ha staccato in tutto circa novemila biglietti, poco più di tremila ieri e cinquecento di questi a tifosi del Bologna. Ci sembra l’immagine più veritiera di quello che in questo momento è il rapporto tra la gente romanista e loro squadra. Si sono persi oltre cinquemila abbonamenti (si è scesi a quota ventiquattromila, meno della Lazio) in questa stagione e pure chi l’ha fatto ora preferisce la domenica fuori porta piuttosto che presentarsi dove si era sempre presentato quando la Roma giocava. E chi si presenta, in una chiarissima maggioranza, lo fa per fischiare, spernacchiare, contestare, inveire. E’ successo pure ieri. Senza sconti per nessuno. A partire dalla squadra fischiata già nel riscaldamento prepartita, fischiata durante la gara, fischiata anche alla fine nonostante tre punti in più classifica che, almeno per il momento, sono serviti ad allontanare pensieri a cui da queste parti non è che si sia abituati. Contestazione, insomma. Generale. La Sud in questo senso si è esposta da tempo, la Nord è sulla stessa lunghezza d’onda, ieri anche in tribuna Tevere il pensiero di chi la abita, è stato esposto con uno striscione all’inizio della partita, che cosa abbiamo fatto di male per meritarci una Roma così?, mentre in Sud veniva esposto un altro striscione con sopra scritto Vergogna. Sarà il caso di interrogarsi su questa diaspora del tifoso romanista. Cercando magari di trovare anche qualche altra risposta. Perché se la Roma, come sta succedendo, perde pure i suoi tifosi, il futuro è ancora più nero.