Giugno 2016.
Francesco Totti gioca la sua ultima partita con la maglia giallorossa.
Il popolo romanista non è più diviso sul ruolo di quel ragazzo di quasi 40 anni, ma unito nell’enorme tristezza di vedere il più grande campione italiano appendere per sempre le scarpette al chiodo.
Tutti i tifosi, coinvolti nell’immenso dispiacere, piangono e ripetono “non ci sarà mai nessun altro come lui.” Da quel giugno 2016, e nel corso degli anni, tanti tifosi italiani ripeteranno malinconicamente “se ci fosse ancora Totti in campo”.
I più giovani, che non avranno avuto l’opportunità di vederlo giocare, guarderanno con nostalgia le sue gesta a ripetizione su YouTube, consapevoli di non poter vedere dal vivo l’ultimo grande campione italiano, appartenente a un calcio che non c’è più.
Novembre 2014.
La Roma ha appena perso un importante scontro diretto al San Paolo di Napoli.
Varie sono le ragioni della sconfitta e in molti si affrettano a puntare il dito contro un Totti non al 100%.
Manca probabilmente un anno e mezzo al suo ritiro. Quasi due stagioni intere di calcio. La Roma ha investito tanto negli ultimi anni ed è in lotta in varie competizioni, soprattutto a livello nazionale.
La domanda è come giocare le prossime partite e soprattutto come gestire il ruolo del capitano?
E’ indubbio che il gioco della Roma si basi molto sul talento del suo numero 10: certe aperture e lampi di genio possono venire solo dai suoi piedi. E’ anche vero che a 38 anni Totti manca della velocità e capacità di resistere alle marcature asfissianti di difensori più giovani di 15 anni. Il suo immenso talento, sacrificio ed esperienza sono in ogni caso ancora più forti dell’avanzare degli anni, ma solo se usati con saggezza.
Quello che è chiaro è la necessità di una gestione intelligente delle forze del Capitano. Una gestione basata sia sul coraggio di Garcia di osare, sia sulla consapevolezza e intelligenza del nostro numero 10 nell’accettare le decisioni del Mister. E allora ben vengano ad esempio due partite consecutive con Totti in panchina che entra nell’ultima mezzora con i difensori avversari stanchi. O una partita intera sì e una no, in modo da avere un Totti sempre fresco e realmente incidente, da far invidia ai nemici.
In questo senso Garcia non deve aver paura di mettere in panchina il Capitano, poiché un’amministrazione delle sue forze è obbligatoria sia per assicurare ancora due stagioni brillanti al nostro numero 10, sia per il bene stesso della Roma. Assurdo è pensare che possa fare 5 partite consecutive in 20 giorni, un danno per se stesso e per la squadra giallorossa che in panchina ha ottimi attaccanti, freschi, pronti ad aiutare la causa.
La Roma ha un progetto da portare avanti: vincere. E quello che ci auguriamo tutti è che possa farlo con il proprio Capitano. Ma nulla è per sempre.
La più grande stella del firmamento italiano a Giugno 2016 smetterà.
Ma la Roma andrà avanti. Avrà un “nuovo” Capitano, De Rossi, pronto a raccogliere la difficile eredità. E speriamo abbia nuovi campioni che in qualche maniera ci facciano, a fatica, dimenticare le gesta di Totti.
Quello che tutti noi tifosi romanisti vogliamo è vedere il nostro capitano smettere quando ancora lui stesso si sentirà forte e quando tuttavia avrà voglia di giocare, non quando non ne potrà più. Questo significherà che le sue energie saranno state utilizzate con saggezza e che il suo addio a Giugno 2016 non sarà quello di un giocatore “finito” ma quello di un atleta ancora unico, ma consapevole che l’immortalità fisica appartiene solo agli dei.
Se questa “gestione” di Totti avverrà, siamo sicuri che le possibilità di vittoria della Roma nei prossimi 2 anni saranno ancora più elevate, sia perché non sarà legata all’ “obbligo” di vedere il proprio Capitano sempre in campo, sia perché un Totti utilizzato con parsimonia sarà ancora un arma micidiale nelle mani di Garcia.
Marco De Stefano
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