Un buon 70% circa dei tifosi Giallorossi è affetto da una malattia che è sempre esistita da queste parti, ma che con l’avvento dei social network è esplosa, dilagando sempre più e diventando sempre più spietata. Se ne salvano pochissimi, nonostante il morbo cerchi d’insinuarsi sfruttando le persone già affette, purtroppo ignare di essere vittime di questa malattia gravissima. Gli effetti della malattia? Sono terribili: paranoia, allucinazioni, complottismo acuto, depressione, bipolarismo, andamento stile zombie e stati su Facebook privi di punteggiatura, con 10 punti esclamativi e, come se non bastasse, in Caps Lock. Sì, è una cosa terribile. Parliamo dell’autolesionismo catastrofistico. Colpisce i ragazzi più giovani come i più anziani. E’ considerata addirittura più grave dello Zemanismo!
L’autolesionismo catastrofistico porta i tifosi Giallorossi colpiti a vedere campanelli d’allarme ovunque, a dubitare persino di qualsiasi cosa, a criticare ogni piccola cosa ed a gridare alla lazialità all’interno della società ad ogni sconfitta. Un’altra ondata è scoppiata dopo la gravissima sconfitta maturata contro l’Inter nella Guinness Cup, una competizione, ricordiamo, universalmente riconosciuta come la più importante in assoluto, sicuramente più del Mondiale e della Champions League. Questa malattia porta spesso i tifosi ad entusiasmarsi per praticamente nulla e poi deprimersi come dopo una sconfitta in finale di una qualsiasi competizione anche dopo una delusione sui biglietti venduti per una partita contro il Lecce, o chi per loro. Nel giro di 48 ore, a tenersi larghi, la Roma è passata da “Regina del mercato” a squadra incompleta, da ricostruire, con mercato da rifare, vecchia e senza top player, con acquisti sbagliati e sopravvalutati. Sabatini è passato da “laziale U$A e getta” a “Pio Tutti“, per poi tornare ad essere un discreto talent scout.
L’autolesionismo catastrofistico mette a nudo i problemi di una piazza schizofrenica, debole ed insicura, spaventata e ferita dalle numerose, anche troppe delusioni che in 87 anni di AS Roma hanno colpito i cuori dei tifosi. E’ una piazza che vive di eccessi, ma che al contempo ne è vittima, senza però rendersi conto di quanto questo continuo sopravvivere in equilibrio su un filo faccia del male alla squadra, quindi ai ragazzi, ma alla società tutta. L’esplosione di entusiasmo è poco meno pericolosa dell’esplosione di disfattismo e depressione, ma ha comunque degli effetti positivi. Il disfattismo dilagante, l’eccessiva tendenza alla critica ed alla distruzione ha portato addirittura, in passato come rischia di farlo nel presente, la società ad operare sul mercato per cedere giocatori ormai “bruciati”. E’ quello che rischia di accadere con Mattia Destro ed Adem Ljajic, per esempio.
E questa malattia rende il terreno fertile per alcuni giornalisti e dirigenti (non Giallorossi) in malafede, per quelle testate giornalistiche che non aspettano altro che la possibilità di insinuare il dubbio nella testa dei propri lettori, come non aspettano altro che la possibilità di criticare la squadra Giallorossa. L’unico tifoso che al momento ha dubbi sulla bontà del mercato Giallorosso e sulla qualità della rosa Giallorossa, è proprio il tifoso della Roma. Basta parlare con qualsiasi addetto ai lavori, uno qualsiasi, per sentire belle parole sul lavoro di Sabatini e sulla compagine a disposizione di mister Garcia. Sono meccanismi che scattano solo a Roma, sponda Giallorossa: altrove minimizzano l’addio di Conte a preparazione iniziata, con un mercato da riscrivere, con l’arrivo di Allegri in una squadra con Pirlo, così come minimizzano il fatto che la squadra campione d’Italia non abbia budget per fare mercato e che il vero obiettivo di mercato sia stato perso in favore della Roma; minimizzano l’acquisto di Dodò per 9 milioni, mentre a Roma lo si rimpiange, così come un mercato fatto di prestiti, con l’arrivo di Osvaldo che è stato praticamente cacciato da tutti i club in cui ha militato negli ultimi 3-4 anni; minimizzano un mercato fatto con tre euro e caratterizzato da acquisti a costo zero di Alex e Menez, con i rientri di Saponara e Niang, senza pensare al lotto di portieri composto da Abbiati, Amelia e Gabriel; minimizzano e coprono qualsiasi caso, mentre si evidenzia il caso Benatia, il caso Destro, il caso De Sanctis, il caso Ljajic, il caso Gervinho, il caso Maicon, il caso Stadio, il problema del bilancio (discorso che si fa solo e soltanto per la Roma…niente di strano, eh?), l’allarme Garcia per la sconfitta contro l’Inter (non abbiamo battuto Liverpool e Real Madrid?)…
Chi se ne frega se la Roma a gennaio ha preso Nainggolan, strappandolo a tutte le big; chi se ne frega se la Roma ha comprato Iturbe arrivando laddove le altre società italiane non potevano arrivare per mancanza di fondi (dopo Strootman, ancora…); chi se ne frega se la Roma ha strappato Astori alla Lazio, giocatore seguito anche da Lazio, Juventus ed Inter; chi se ne frega di ricordare che il “brocco” Destro è stato strappato alla concorrenza di Milan, Juventus ed Inter? Chi se ne frega se Sabatini fra prestiti e cessioni di D’Alessandro, Dodò, Jedvaj, Marquinho e Verre ha praticamente totalizzato 14 milioni di euro? Chi se ne frega se con l’arrivo di Astori, al 24 luglio, la Roma era ed è l’unico club ad aver sostanzialmente concluso il proprio calciomercato?
Non vi pare strano, davvero, che dopo colpi così “clamorosi” e “vittoriosi” ai danni di altre società importanti, la società con più casi, problemi, dubbi ed altro sia la Roma? Bisogna stare attenti a queste cose.
E’ una malattia che danneggia l’umore dei tifosi, incapaci di godersi l’inizio di una nuova era, perché come ha detto Daniele De Rossi: “Tutto attorno a noi profuma di grande squadra: lo stadio, lo sponsor che arriverà il prossimo anno, i giocatori che abbiamo, tutto profuma di grande squadra“, ma che danneggia anche e soprattutto il club, perché i propri tifosi non si compattano per difenderla, ma contribuiscono ad attacchi insensati, contribuiscono ad alimentare polemiche inutili e sterili, contribuiscono a rendere il terreno fertile per nuovi attacchi, critiche ed insinuazioni. Lo ha detto anche Pjanic: i giocatori leggono tutto, da siti a giornali. Lui ha detto che non viene influenzato, ma altri giocatori sì, e la cosa la confermò anche Sabatini in conferenza stampa, tempo fa. Le tensioni nei club sono spesso create da giornalisti in malafede, negarlo è ridicolo. Il potere di una penna, ormai di una tastiera, è molto più grande di quanto si possa pensare.
Franco Sensi disse: “Se avessi avuto una grande stampa romana…“. Aveva ragione. Però, ora più che mai, c’è bisogno di una grande piazza, di un grande tifo, pronto a compattarsi intorno alla Roma ed a fare muro, contro ogni insinuazione. Mai perdere il pensiero critico, mai, perché di fronte ad errori negare e minimizzare è soltanto peggio e non è intellettualmente onesto, ma bisogna disporsi a cerchio intorno a questa Roma ed a questa società, proteggerla e difenderla, fino alla fine, contro gli attacchi provenienti da più fronti (giornali, tv e radio), perché ad attaccarla ci pensano già molte altre persone. Solo e soltanto così si potrà vincere.
Tutti uniti per la Roma.
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