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Il raduno anti-Sensi svoltosi ieri mattina a Trigoria ha contato la partecipazione di circa 600 aderenti. Si dirà che si è trattato di una sparuta minoranza, rispetto al numero di tifosi che settimanalmente segue ed incita la squadra allo stadio. Del resto
“le contestazioni ci sono sempre”, come, per esempio, quella inscenata qualche anno fa dai
“quaranta straccioni” mandati da Moggi, giusto per scomodare paragoni irriverenti e tanto per far capire che ognuno, alla fine, racconta la verità più comoda, magari illudendosi che andare allo stadio possa equivalere a condividere la gestione societaria.
Ad ogni modo, le cifre che hanno accompagnato la protesta di ieri sono bastate a sollevare l’attenzione dei media. TV, radio, giornali, siti web hanno dato ampio risalto alla notizia. Contemporaneamente, qualche organo di stampa riportava le dichiarazioni rese dal numero uno del calcio italiano, Giancarlo Abete, Presidente della FIGC, decisamente poco convincente nel tentativo di svelare che non solo Roma, ma tutta l’Italia pallonara è angosciata per quello che sta accadendo nella Capitale: “sono preoccupato per il disagio di una grande piazza, che vive un momento difficile e non per la situazione economica della Roma. I rapporti dei Sensi con Unicredit li sanno tutti. I bilanci della Roma da anni sono buoni, la società si autofinanzia. Certo la famiglia Sensi non ha la Saras, ma noi dobbiamo guardare a quella che è la realtà economica della Roma. Altro discorso poi, è quello dei tifosi: domenica li ho sentiti anche io lamentarsi all’uscita dello stadio, ed è normale che un presidente federale non sia contento se un grande bacino di passione come quello della Roma vive una fase di travaglio”.
Presidente Abete, ma che ne sa Lei della passione e del “travaglio” del tifoso romanista?
A differenza Sua, il tifoso romanista è più che inquietato per la situazione economica in cui versa la società; come Lei, conosce i rapporti dei Sensi con Unicredit ed ha un’idea più o meno precisa di cosa voglia dire autofinanziamento; forse proprio per questo è sceso in piazza, in barba al tono remissivo e rassegnato con cui Lei ha descritto la situazione.
Presidente Abete, il tifoso romanista non è “disagiato”, è “inc…zato nero”.
E se ieri i mezzi di comunicazione avessero concentrato meno l’attenzione sul conteggio delle bombe carta esplose e dei fumogeni accesi, oggi Lei saprebbe che dietro un “Sensi vattene” c’è tutto il disprezzo per un sistema che vive sulle compiacenze, sulle complicità, sugli accordi non scritti e che oggi si estende anche a politici e banchieri.
Presidente Abete, Lei di quel sistema ne è il capo ed il tifoso romanista non accetta lezioni di moralità da chi, magari indirettamente, senza colpe specifiche, è partecipe del “disastro Sensi”.
Presidente Abete, non è che in realtà è più preoccupato per la mobilitazione generale che non per le sorti della Roma?