211 presenze e 55 gol ed una Coppa Italia vinta con la maglia della Roma: Ruggiero Rizzitelli è una vera e propria leggenda dell’AS Roma. per le due rubriche “E mò parlamo noi!” e “L’ora del mercato”, in esclusiva per Forza-Roma.com, Andrea De Carlo ha intervistato l’ex campione della Roma su più temi, alcuni anche scottanti, che faranno parlare. Leggete l’interessantissima intervista!
Ubaldo Righetti, storico giocatore della Roma, ha rilasciato dichiarazioni piuttosto pesanti, affermando che la Juve, nei momenti di difficoltà, ha sempre un certo sostegno, poiché deve affrontare l’Europa League con una certa tranquillità; dicendo poi che non si gioca mai ad armi pari e che anch’egli, all’epoca, sentiva arbitri in campo che magari dicevano “dai, la prossima volta ti fischio il rigore”, o cose di questo genere. Lei cosa pensa in merito alla questione del favoreggiamento arbitrale? c’è davvero sudditanza nei confronti degli arbitri?
“Si, la sudditanza è sempre esistita. Uno che ha giocato a calcio se ne accorge in campo, ma credo che anche la gente da casa lo vede. Purtroppo in Italia ci sono queste leggi assurde, per le quali le società decidono se richiamare un determinato arbitro ad arbitrare una partita o meno. Perciò capisco l’atteggiamento degli arbitri, perché se danno contro a San Siro o a Torino non vengono più chiamati nelle grandi partite. Io ho sempre detto che il sogno di un calciatore è andare a giocare nei grandi stadi, ma se il giocatore, una volta che fa gol alla Juve o all’Inter, non lo fanno giocare più nei grandi palcoscenici, cerca di non farlo il gol. Stessa discorso con gli arbitri. Se il direttore di gara dà un rigore contro alle grandi squadre, non lo fanno più arbitrale lì, è normale che, se non è troppo clamoroso, ci pensa due volte prima di prendere decisioni importanti. Perciò sta in questo la sudditanza psicologica“.
Lei ha mai vissuto esperienze, quando era calciatore, che l’hanno fatta riflettere particolarmente in merito ai favoreggiamenti arbitrali o situazioni comunque particolari, inspiegabili?
“Io ho avuto la fortuna di giocare in grandi squadre, ma anche in una piccola squadra. Mi ricordo che quando ero al Piacenza, i primi anni, mi accorgevo che prima quando ero protagonista nella Roma o nel Bayern mi rispettavano, ma quando poi arrivi nelle piccole società ti trattano in modo diverso e li capisci che l’arbitro ha dei favoriti. Quando sei qualcuno ti rispettano, perché c’è il titolo in prima pagina, quando invece non conti più niente ti trattano male”
Come vede la Roma di Garcia, è ancora in corsa per lo scudetto?
“Sì, perché non avendo le coppe tutto è possibile. La Juventus, già domenica, ha trovato grande difficoltà, soprattutto nel secondo tempo sul piano fisico. Credo sia una squadra veramente stanca, perciò il compito della Roma sarà quello di mantenere invariate le distanze e poi sfruttare lo scontro diretto in casa e sfruttare magari qualche passo falso della Juve“.
E’ quindi il francese il principale artefice dei risultati della Lupa?
“Secondo me si, soprattutto se pensiamo a quest’estate, a quello che era successo. Tutti pensavamo che fosse stato un altro anno buttato via. Invece il francese è riuscito a dare al gruppo autostima e convinzione, anche a gente come De rossi e Pjanic che venivano contestati. Poi ha puntato tantissimo su Gevinho che non lo voleva nessuno e su Maicon, che lo davano per perso, ma che invece ora sta facendo un grande campionato. Infine ha scelto Benatia, che era un giocatore già bravo bravo ai tempi dell’udinese, ma giocare in una grande squadra gli ha conferito ancora più prestigio“.
Qual è la società italiana che, secondo lei, si potrà affermare, a breve termine, anche in ambito europeo?
“È difficile da dire, perché se non compri grandi campioni fai fatica. Quest’anno in Italia sono arrivati campioni del livello di Tevez e Higuain, però purtroppo, quando arriva lo sceicco che può permettersi chiunque, come per esempio è successo col Paris Saint Germain, è difficile competerci“.
Qual è l’allenatore che più l’ha colpita, se dovesse ripercorrere velocemente la sua carriera?
“Un po’ tutti. Ogni allenatore e ogni presidente ha i suoi pro e i suoi contro. Io ho rispettato tutti perché ero un tipo schietto, ma forse l’allenatore che più mi ha fatto capire il mondo del calcio è stato Ottavio bianchi, che era una di quelle persone scorbutiche, ma che amava i suoi giocatori, nonostante con tifosi e stampa non avesse un buon rapporto. Nello spogliatoio, però, faceva capire che persona era. Era capace di mettere su la squadra e motivare i giocatori. Le parole vanno e vengono, invece i fatti rimangono“.
Qual è il gol che a livello emotivo ha sentito maggiormente?
“Il derby è il derby. Io ormai ero diventato tifoso della Roma, perciò segnare in quella partita è stato come su un tifoso realizzasse un gol nel match più importante. Quindi mi sento di dire, senza dubbio, il gol nella stracittadina“.
Ringraziamo Ruggiero Rizzitelli per la grande disponibilità.
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