Ero sicuro di essere in grado di esternare in maniera più che adeguata i miei sentimenti, ma quest’anno la Roma ha frantumato questa mia certezza. La nostra squadra, partita dopo partita, sta tirando fuori il meglio da ognuno di noi. Sono eccitato e teso al tempo stesso. Non vedo l’ora che la Roma scenda in campo, non vedo l’ora di vedere De Rossi entrare in campo, con lo sguardo del lupo famelico e con tutto il resto della truppa alle spalle, come il migliore dei condottieri. Non vedo l’ora che entri in campo Garcia, con il suo taccuino Giallorosso, pronto a guardarsi il film che ha diretto nello spogliatoio e sui campi di allenamento in settimana, pronto ad applicare qualsiasi correzione purché si vinca. E quest’anno non ha sbagliato un cambio. Non vedo l’ora che finisca la partita, perché sebbene qui non si faccia altro che dire “non dobbiamo sottovalutare l’avversario“, la sensazione d’invincibilità che abbiamo dentro e addosso non ci lascia. Non vedo l’ora di vincere, perché le inseguitrici non mollano e vincere sarebbe frustrante per loro, perché qualsiasi cosa facciano la Roma è lì e non la scalzano, perché voglio che la Roma non lasci NULLA per strada, che per le altre squadre non ci siano nemmeno le briciole, che la Roma sia un incubo sportivo e che le squadre avversarie comincino a temerci, più di quanto già facciano ora. Non vedo l’ora che la Roma giochi, perché quest’anno è adrenalina pura e la sensazione di stanchezza mista a soddisfazione che si prova a fine gara è qualcosa di unico. Non vedo l’ora che arrivino le 20:45. Non vedo l’ora che diano il primo calcio al pallone, con l’Olimpico pieno di tifosi Giallorossi pronti a gridare, ad emozionarsi, a guardare con il fiato sospeso le traiettorie dei tiri, a cantare, ancora a gridare e ad abbracciarsi, a mettersi le mani nei capelli e poi gridare ancora, fino a far esplodere il cuore di gioia, in un mix di emozioni che solo chi ama la Roma può conoscere.
Quanto manca? Ma quando arriva stasera?
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