La Roma sabato affronterà il Catania all’Olimpico, una sfida che porta la mente allo scorso anno, era il 18 maggio ed i giallorossi di Luciano Spalletti si giocavano le loro speranze di scudetto contro il Catania di Walter Zenga, impegnato nell’acerrima lotta per non retrocedere. Tutti sappiamo com’è finita, la Roma al Massimino si è cucito lo scudetto al petto, tenuto per oltre 60 minuti poi al Tardini l’Inter o meglio Ibrahimovic ha fatto tutto lui e lo scudetto da Roma è tornato a Milano. Quella domenica, lo sdegno e la rabbia romanista non furono rivolte solamente al tricolore sfumato, alcuni episodi deprecabili furono archittettati ad arte per intimorire la squadra giallorossa in quel di Catania. Tutto è finito, come spesso accade in Italia, con qualche sanzione e qualche lamentela ma nulla di più. A ricordare come alcuni intendono il calcio, c’è stato un altro episodio, stesso anno, 2008, diverso campionato, questa stagione, mese di dicembre, ultima gara dell’anno, la Roma dopo una serie di vittorie consecutive, sette per essere precisi, si gioca a Catania, la Roma vuole vincere per continuare la striscia positiva, ma Catania è Catania, e in quel periodo chi passa da lì deve lasciare necessariamente i punti. Ai bordi del campo ci sono i soliti 400 addetti al nulla, la gara è dura, i rossoazzurri di Zenga vanno sul tre a zero, la Roma tenta la rimonta ed Okaka al 91° spreca il pareggio da pochi passi. A fine gara uno dei 400 mette le mani addosso a Mexes, tutti entrano in campo, scene da far west, la Roma perde ed il Catania festeggia, sembrano passati secoli, in 7 mesi due misfatti in terra etnea.
Cara Roma sabato dovrai lottare e battere chi ti ha offeso e chi è stato capace di mettere a rischio la tua incolumità, sabato per non dimenticare c’è il Catania e l’Olimpico rievoca sonori cappotti.