Il solito provocatore, finto romano e per pubblicità laziale, certo che un individuo come Paolo Di Canio è davvero vomitevole sentirlo, al di là del fatto che quando parla Di Canio si sente certa puzza che è meglio non scrivere, si rischierebbe di cadere ai suoi bassissimi livelli. Paolo Di Canio a ruota libera nell’intervista rilasciata a "I Signori del calcio", rubrica in onda domani su Sky Sport. Di Canio spiega cosa significa la Lazio nella sua carriera. "Non sono mai riuscito a stare con i piu’ forti e crescere negli anni della grande Roma, con la Lazio che soffriva in B, mi ha fatto scegliere subito la Lazio, forse anche per i colori, il bianco e il celeste. L’ho sentita subito come una missione. Penso che sia anche facile rimanere nelle squadre quando sono forti e guadagni 5-6 milioni di euro a stagione. Nel gol contro la Roma nel derby e nel festeggiamento sotto la Curva Sud con quel dito c’era solo un tifoso in campo che aspettava di realizzare il suo sogno, quello di esultare ad un gol della Lazio sotto la curva della Roma. Io non l’ho fatto con la sciarpa, ma con la maglia, che poi e’ il vestito piu’ importante per un tifoso e per un giocatore. E’ stata una gioia immensa". Rifarei anche quel gesto ai tifosi della Roma? Certo, tremila volte. Quel giorno c’erano molti striscioni contro di me, ma loro non avevano capito che queste cose mi caricano. Dovevano snobbarmi, invece cosi’ mi hanno reso piu’ forte. In carriera ho avuto problemi per il mio carattere ma ne sono comunque uscito sempre grazie al mio carattere – chiude Di Canio – fossi stato meno istintivo, rivoluzionario, non so cosa sarebbe successo. Sono felicissimo di quello che ho fatto". Lasciamolo perdere, tanto Di Canio è e Di Canio per sempre resterà, se volete aggiungere qualche epiteto fatelo pure…