La Lazio più bella si è fermata mercoledì scorso a Torino. Quella irresistibile, concreta, spettacolare… Svanita, scomparsa per lasciare il posto alla sorella bruttina. All’Olimpico passa l’Atalanta grazie al gol dell’ex Talamonti, in una partita senza scossoni. Fiaccata dalle troppe energie spese in Coppa Italia da una parte, e dallo scarso entusiasmo dall’altra. Ma almeno i nerazzurri approfittano e monetizzano uno dei pochi tiri verso lo specchio difeso da Muslera. La Lazio invece si rigira svogliata, viene buttata giù dal letto dal vantaggio avversario ma poi si trascina stancamente senza riuscire a colpire con determinazione. Non sfruttata la possibilità di guadagnare punti un classifica sulle rivali più vicine per la Coppa Uefa, Palermo e Cagliari per prime. Evidente la condizione sottotono dei biancocelesti, che si sono strizzati mercoledì con la Juventus ma hanno affrontato l’Atalanta svuotati. Senze energie e senza idee, affidati alle iniziative di Zarate e alle incursioni in avanti di Foggia, comunque velenoso. Nonostante la manovra fumosa è comunque la Lazio a condurre il gioco: tanto affanno e poca sostanza, però. Così la solita concreta Atalanta ne approfitta per farsi vedere in avanti. Al 7′ la difesa di Muslera sbaglia i tempi del fuorigioco e lascia campo a Floccari, ma è bravo Lichtsteiner a recuperare. Nei tentativi poco convinti dell’undici di Rossi si inserisce all’improvviso la squadra bergamasca, con una stilettata che ferisce la Lazio senza preavviso, senza neanche darle il tempo di capire. Cross dalla destra verso l’area biancoceleste, stacca di testa Talamonti e batte Muslera: primo gol in campionato per l’ex laziale, nel 2004 uno dei nove acquisti in un giorno dei primissimi passi di Lotito come presidente. Niente esultanza per l’argentino ma intanto la Lazio sta sotto di un gol e senza quasi accorgersene. Muslera è chiamato a deviare in angolo una conclusione di Doni (32′) ma pochi minuti dopo c’è la vera prima occasione d’oro per i padroni di casa. Solita magia di Zarate che però stavolta non riesce: l’attaccante dalla sinistra inventa un tiro a girare che sfiora il secondo palo. Tutta qui la reazione della Lazio, zavorrata da un centrocampo che fa fatica a ingranare le marce. Meghni è il peso in più della linea mediana, non convince, non serve compagni in avanti, è impreciso e si lascia spesso anticipare. Delio Rossi inizia allora un balletto di cambi tutti finalizzati verso quella zona del campo: in avvio di ripresa inserisce De Silvestri per il francese e consentire così a Lichsteiner di avanzare sulla fascia. Le mosse si trasformano in una diagonale di Rocchi che finisce sul fondo e in poche altre timide occasioni. L’Atalanta, da parte sua, non fa sforzi, si accontenta di controllare la situazione e respingere gli attacchi della Lazio. Brutta e poco incisiva, la squadra di Rossi non trova varchi, il tecnico prova anche la carta Del Nero per Lichtsteiner e tenere molto alto in questo modo il baricentro. Niente da fare. L’ultima chance di cambiare le cose arriva dall’ingresso di Radu che nel finale mette paura con un sinistro a Consigli, costretto a deviare con i piedi. Pallottole spuntate, lontane parenti di quelle che invece hanno eliminato la Juve. Ripensare all’impresa di Torino può essere l’unica consolazione in questo epilogo di settimana, anche se i fischi dei tifosi alla fine non sembrano volersi accontentare. Enigmatica l’Atalanta: poco da chiedere a questo campionato, nient’altro al suo allenatore che lascerà a fine stagione ma comunque ritorna alla vittoria dopo circa un mese di digiuno e un solo successo nelle ultime 8 gare disputate.