Philippe Mexes è francese e si vede ma la sua romanità la riesce a trasferire in ogni suo gesto dentro il campo che fuori, è rugantino piu di molti romani e tiene tanto magari troppo alla maglia che indossa. Al Messaggero il baluardo giallorosso parla un po di tutto dai tatuaggi dedicati ai propri cari, della paura estiva, di politica, di futuro, suo e di Aquilani, a ruota libera con schiettezza e sincerità. «Sono quattro stelle: io, la mia compagna Carla, i miei figli Enzo ed Eva, per un orecchino stavo perdendo la testa cosi come in campo. Ogni tanto perdo la testa. Non sopporto le ingiustizie. Certe volte ho la sensazione che ci stiano rubando la partita e vado fuori di me. Spero di migliorare, ma alla fine sarò sempre così».Non ha paura di nulla ma quella sera un po si.
«Tanto. Ho avuto paura, ma ho dimenticato in fretta. Su quella sera ho sentito parecchie cattiverie. Come è andata? La mia compagna stava tornando a casa coi bambini, ne ha preso uno per portarlo dentro e l’altra l’ha chiusa in macchina. Doveva fare solo cinque metri. I ladri sono entrati in casa e le hanno rubato le chiavi della macchina. Quando si sono accorti che c’era dentro la bambina, l’hanno lasciata. Fortunatamente».
Parla anche di Roma città: «Che non puoi girare in tranquillità. Certe cose un po’ le soffro e un po’ fanno piacere. Prendo anche insulti. A volte mi danno dell’omosessuale (non è proprio questo il termine usato…). Sorrido. So che non sono i romanisti. Lo trovo giusto. Dà fastidio quando mettevano in dubbio la nostra buona fede. Ora va meglio, ma noi siamo gli stessi, uniti come prima. Ma due mesi fa non lo capivano».
Sul modulo cambiato è chiaro.«Sennò perdevamo tutte le partite… Le altre squadre ci avevano scoperto. Tutto nasce dalle prove fatte in allenamento. Abbiamo visto che in questo modo potevamo giocare meglio. E poi ora c’è Brighi, fantastico. Grazie a Doni. Juan ed io da poco abbiamo ripreso a giocare insieme con continuità».
Sulla mancanza di Chivu:«Cristian è un amico. Juan è forte, mi mette tranquillità».
e continua sull’ex compagno a proposito di razzismo.«Il mondo è razzista. E quando andiamo in campo questo problema lo avvertiamo maggiormente. Io dico che se non capiamo che non ci sono differenze tra uomini, non si va da nessuna parte». Parla di politica americana con una chiara idea su Bush.«Dico solo una cosa: meno male che non c’è più (non ha detto proprio così… ) George Bush, un vero… Lasciamo perdere. Spero in un futuro migliore. Stiamo vivendo un periodo difficile, tra guerre e povertà. Ci vuole una scossa, qualcosa di nuovo»
Un po di ironia prettamente francese sulla sua gara di domenica.«Hanno esagerato. Domenech, non ha detto niente? Ah, vabbè, pazienza. Del resto per me la nazionale è una cosa in più, in una delle ultime partite ho fatto un casino, autogol e rigore procurato. Lì non mi sento a casa». Alla domanda che a fine stagione potrebbe andare via.
risponde categorico«Io non mi muovo da Roma». Anche senza senza Champions. «Mi basta stare in serie A e avere la maglia giallorossa addosso. Se poi la società ha bisogno di vendermi, valuteremo. E se dovessi partire, sarebbe comunque una questione di amore verso la Roma». Al Milan piace, questo ormai è noto. Che si sente di dire a Berlusconi e a Galliani. «Che ci vediamo a gennaio…».Scusi? «C’è Roma-Milan, no?».
Sul futuro della sua Roma è speranzoso. «La classifica fa ancora schifo. Speriamo tra le prime quattro, ma c’è molto da lavorare. Vincere un tipo di partita come il derby ci ha risollevato, anche se non mi stanno simpatici i laziali, non è un nostro obiettivo superarli". Dei giocatori al francese rimane sempre antipatico Nedved e su Menez: " a me dice cose diverse. Normale essere un po rimbambiti all’inizio, poi passa. Deve restare".
L’ulitma domanda è su Alberto Aquilani, suo amico, potrebbe andare via?
«Secondo me resta».