Ecco alcune domande e risposta della conferenza stampa di Franco Baldini, arrivato oggi “ufficialmente” a Roma. Il suo contratto ancora dev’essere sottoscritto, ma lavora per la Roma già da quest’estate. Più di un’ora e dieci di conferenza stampa. Massima disponibilità del nostro nuovo Direttore Generale.
Perchè è tornato a Roma?
“Non lo so, ma ho detto subito di si. Non c’era un motivo per lasciare Londra e venire qui dove molte persone non mi vogliono. Ho detto di sì e basta”.
Primo problema grosso?
“Il biglietto per i vip. Gli americani, come gli inglesi, non possono sopportare che chi ha più soldi chieda il biglietto omaggio. Se hai più soldi, se sei qualcuno e vuoi il biglietto, compratelo. Mi farò tanti nuovi amici”.
A che punto è il rinnovo di De Rossi?
“Ho parlato con Daniele ma devo farlo con il suo agente Sergio Berti. E’ maturato molto. Gli ho detto che se lui avrà anche solo la metà della voglia di rimanere rispetto quella che abbiamo noi di tenerlo, l’accordo sarà trovato”.
Con Totti?
“Complimenti ai tecnici della Roma per il photoshop della foto…scherzo ovviamente (ride). Gli ho chiesto se avesse letto davvero l’intervista, o gliel’avessero letta, perchè nelle mie parole ci leggevo solo amore. Ho detto che se smetteva di lasciarsi usare, avrebbe potuto giocare altri cinque anni. In questo senso è pigro. Molte volte è usato per questioni extra-campo. Quando sono nati i problemi con Luis Enrique l’ho poi contattato via sms. Chiederemo a lui quello che chiederemo anche agli altri. Bisogna lasciarlo pensare solo al campo. Rivoluzione è anche ricerca di normalità. Sebbene io sia stato insultato, ho volutamente fatto passare molto tempo prima di chiarire con lui, volevo che se ne parlasse. Con lui ho chiarito subito, perchè lui per primo vuole essere liberato da questa sovrastruttura”.
Secondo lei esiste una casta del calcio in Italia? Come può migliorare il calcio italiano?
“Quando ero convinto ci fosse, lo dissi. Sono tornato ora e non posso parlare per il presente. L’Udinese vuole fare uno stadio senza barriere, la Fiorentina due anni fa propose il terzo tempo tra i giocatori: questo può migliorare il nostro calcio, che gli fanno bene”.
Cosa vorrebbe fare rispetto alla sua scorsa esperienza a Roma?
“Mettere il bene della società al primo posto rispetto al bene personale. Penso sia questo il modo per non sbagliare mai. L’istinto di sopravvivenza ti porta a fare il contrario e non nego di averlo fatto a volte, ma quello che vorrei fare è questo”.
Luis Enrique ha definito la Roma ancora una neonata. Cosa può fare da grande, allora?
“Una squadra, un concetto, una filosofia di gioco. Dev’essere un piacere vederci, andare allo stadio. La nostra idea, e non progetto, è programmata sui giovani. Cosicchè con un giusto mix, anno dopo anno potremo migliorare la squadra con due-tre innesti di qualità e vincere”.
Mai pensato di perdere Totti? Avete parlato con Guardiola?
“Mai pensato di perdere Totti. Sabatini ha detto di poter vincere in due anni e Totti in cinque. Io non lo so. Vorrei che fosse in due anni, in un anno, ma non si può sapere. Non do scadenze, due-tre anni di attesa non sono un problema. Luis Enrique mi sembrò buono, me lo propose Sabatini. Andai a parlarci per capire il tipo di persona che era e gli dissi che avrebbe avuto la discussione con Walter per la parte tecnica. Parlai con Guardiola, ma mi ha detto di risentirci tra qualche anno. Luis Enrique mi piacque subito. È forte, ha carisma e i fatti mi hanno dato ragione. È una persona meravigliosa e ha un grande ascendente sui giocatori e con qualità e rispetto si è guadagnato la fiducia dei giocatori. Ieri per esempio ha visto il cattivo tempo ed è partito alle 5 per stare alle 7 aTrigoria. È alla sua prima esperienza, sbaglierà e ci ragionerà sopra. Il vero delitto non sta nel commettere sbagli, ma nel commettere sbagli e non trarne giovamento. Secondo me ha tutte le caratteristiche del grande allenatore, certo servono i risultati, ma i risultati non può averli da solo e noi dobbiamo fornigli i mezzi”.
Ha imposto un nuovo stile nei confronti della classe arbitrale, la Roma si è sprovincializzata?
“Non è che ho imposto, io non impongo nulla…Ho parlato con Luis Enrique e gli ho detto che mi sarebbe piaciuto che non si parlasse di arbitri e lui era d’accordo, mi disse che non li aveva mai calcolato. Non ci sono ordini, leggi…ci sono dei messaggi che si spera vengano recepiti per rendere questo calcio meno velenoso”.
Il suo arrivo è stato accolto come quello di un grande campione. La spaventa tutto questo credito?
“Da morire. Non so più come nasconderla la paura, ma mi ci dovrò abituare. La responsabilità è tanta, è una cosa completamente nuova per me, che mi sono sempre guadagnato le cose lavorando nell’anonimato. Qui succede l’inverso, arrivo come uno che sulla carta può risolvere chissà quali problemi e magari mi scoprirò incapace di farlo. Sarei bugiardo a dirmi che questo non mi fa paura, ma me ne farò una ragione”.
Che situazione ha trovato?
“Ho trovato un ambiente dove viene concesso straordinariamente del credito verso questo tipo di idea. E’ un patrimonio da non disperdere. Nonostante il derby perso e l’eliminazione dall’Europa c’è pazienza e questo non è usuale. Ecco, mi aspettavo meno credito e pazienza, ma sono soddisfattissimo”.
L’impatto che ha avuto Luis Enrique era quello che si aspettava?
“E’ quello che avevo immaginato: sapevo che sarebbe stato difficile. Sono molto soddisfatto di lui”.
Quanto tempo fa i primi contatti con la nuova società?
“Avvisaglie di trattative intorno dicembre-gennaio. La prima telefonata intorno a marzo e il primo incontro a Firenze ad Aprile. Dopodiché ci siamo rimandati ad aspettare il closing, poi l’ho incontrato e ho incontrato Pallotta”.
Quanto c’è di Baldini nella Roma attuale?
“Rivendico la scelta di Sabatini, di Fenucci e di Gemignani”.
C’è la possibilità di poter fare lo stadio?
“Certo che c’è, è una possibilità che si deve ottenere. Il modello calcio senza nessun bene immobile reale non si può sostenere, non so in quanto tempo, ma so che ce la faremo”.
Cosa si aspetta dai tifosi e dall’ambiente?
“Solo pazienza e sembra che ci sia. Dissi subito che paradossalmente Roma era la piazza adatta per provare un ragionamento simile. La romanità è uno stato dell’anima, il tifoso vero è quello per il quale il tifo è un costo, sia in termini economici che emotivi”.
Chi è il “Moggi” della situazione tra lei, Fenucci e Sabatini?
“Fenucci, per il suo incarico, è Giraudo. Io per i capelli bianchi sono Bettega, quindi Sabatini è Moggi, per esclusione”.
Secondo lei gli americani potrebbero andarsene se non dovessero riuscire a fare lo stadio?
“Prima di sedermi a discutere chiesi: “voi volete fare una speculazione?” Pallotta mi disse: “Io i soldi li faccio coi fondi di investimento, non li faccio con la Roma. Voglio fare una cosa di buono in Italia”. Non ho percepito che potrebbero andarsene, ma non si può sapere nulla. Quantomeno si dovrò provare, no? Bisogna dare forza e alimento a un qualcosa che pensiamo sia giusto”.
Difficile parlare con Totti?
“Delle cose si può parlare. Non è che se Totti è il miglior giocatore degli ultimi 30 anni del calcio italiano e dice che quell’albero è verde tutti debbano pensare che è verde, nonostante sia giallo. Con Totti e di Totti si può parlare facilmente, checchè se ne dica”.
I tifosi sono arrabbiati per il costo del biglietto in Roma-Milan…
“Nella presentazione della campagna abbonamenti era stato spiegato che in certe partite ci sarebbero state maggiorazioni, assolutamente inferiori a partite analoghe in altri stadi. In Lecce-Milan una curva costa 30 euro, a Roma-Milan 22…e non mi sembra uno scandalo. Era stato detto per incentivare la gente ad abbonarsi. Questo mi è stato detto ed io ve lo ripeto interamente”.
Come mai ha scelto Roma e non un altro club inglese?
“I club inglesi hanno avuto torto di arrivare tardi, avrei potuto sottoscrivere qualsiasi accordo non avendolo fatto a tutt’oggi con la Roma. Non l’ho fatto e non so spiegarmi il perchè”.