Quando parla un giornalista, o giornalaio per usare uno slang tanto di moda ultimamente, il margine di discussione è fortemente contemperato dal rapporto fondatezza – infondatezza dell’argomento trattato e dunque dall’opinabilità delle asserzioni. Ma quando la notizia (e che notizia) proviene da un addetto ai lavori, laddove per addetto ai lavori deve intendersi persona inserita nell’organigramma giallorosso, l’abilità dell’auditore deve consistere nella corretta interpretazione di ciò che ascolta, perché quasi certamente si trova di fronte ad una verità, con tutti i crismi del sacrosanto. Oggi c’è stata la presentazione ufficiale del campioncino Lamela, ma la vera star, in sala stampa, non poteva che essere Claudio Fenucci. Il motivo? C’era un bisogno incontenibile di ascoltare sacrosante verità. Ed il nuovo Signore dei bilanci romanisti non solo non si è sottratto all’ingrato compito della risposta, ma è stato addirittura talmente diretto da sbalordire. Si è fatta chiarezza su tanti aspetti ed inevitabilmente su uno in particolare. Perché Totti giovedì non ha giocato? Mai responso fu meno banale. Abbiamo appreso (ed era ora) che il parco giocatori a disposizione di Luis Enrique in realtà è diviso in due gruppi: il primo gruppo servirà a garantire la competitività della squadra nel medio lungo periodo; il secondo guiderà la transizione. Parola nuova, forse mai usata fino ad ora da un dirigente. Transizione. Che vuol dire? Vuol dire che quel mix fra giocatori giovani e giocatori esperti, di cui tanto si parla, non nasce per bilanciare il rapporto di forze all’interno della squadra, sì da consentirle di evitare figuracce nell’immediato. Nasce, piuttosto, per creare un fenomeno di “induzione”, in base al quale i giovani di oggi saranno i capisaldi di domani, mentre i traghettatori di oggi saranno ben presto storia di questa società, qualcuno assurgerà addirittura a leggenda, con tale naturalità da attutire lo stress e gli isterismi legati al trapasso. In questa ottica si spiegano tante cose e se ne giustificheranno altrettante, anche qualche panchina del Capitano. Un processo che di tanto in tanto genererà qualche “criticità”, per dirla alla Fenucci. Ma anche qui si è intervenuti per tempo, poiché la scelta dei migliori dirigenti sulla piazza non è finalizzata al solo bene operare sul mercato, ma serve e servirà a fronteggiare le problematiche interne connaturate ad una dinamica a suo modo rivoluzionaria. Questa, ad oggi, è l’unica verità, con tutti i crismi del sacrosanto. Tutto il resto è noia.