Rassegna Stampa | GaSport | La Gazzetta fa il punto sulla situazione delle nostre squadre e del nostro calcio, dopo le sconfitte di Milan e Roma in Champions.
Guardando Arsenal-Barcellona di ieri (ma anche Tottenham e Shakhtar), le squadre italiane sembra che giochino un altro sport, camminando, mentre gli altri corrono sempre.
Sembrava che il sorteggio degli ottavi di Champions fosse roba di lusso. Rischiamo comunque un disastro totale: martedì steso il Milan, ieri la Roma. C’è una ragione. La più evidente ci arriva da Londra, in contemporanea con i patimenti di Totti e compagni. Arsenal e Barça regalano uno splendido spot al calcio, senza scendere di un millimetro rispetto a quello che il mondo si aspettava alla vigilia. La prima mostruosa differenza è la velocità. Esageriamo un po’ma il senso è questo. Le nostre squadre giocano camminando, con qualche rincorsa e qualche strappo, qua e là.
Gli altri corrono sempre, con o senza palla. Non solo: lo fanno controllando gli spazi in modo collettivo e poi la cavalcano, questa velocità. Rallentano, frenano, accelerano senza pause, distrazioni. Come dire: sembra che le altre squadre di Champions, governano meglio pallone, spazio e tempo. Chi più, chi meno. Sono abituate. Semplice: giocano meglio. Il loro calcio è una cosa preparata a tavolino, mandata a memoria e poi realizzata in movimento.
Le nostre squadre vivono di piccole o lunghe tirate, di generoso caos organizzato (se va bene) e di grandi giocate individuali che, quando si concludono in gol, sembrano risolvere tutti i problemi. Il meccanismo non è nuovo: l’avevamo capito con gli alti e bassi di Ibra ai tempi dell’Inter, non è cambiato ora che sta nel Milan. Parecchio tempo fa, Gigi Buffon l’aveva detto e ripetuto. In Italia si può vincere così, in Europa no: senza un gioco non vai da nessuna parte. Il Milan ha un fatturato più alto del Tottenham; lo stesso vale per la Roma con lo Shakhtar. Dunque non è questione di soldi. Contano altre cose. Conta il gioco. L’Inter, l’anno scorso ha vinto tutto anche perché con Mou si era messa a giocare da squadra europea. Per battere il Bayern dovrà farlo ancora. E meglio. Prandelli, con la Nazionale, ha capito che quella è la strada per ripartire. Tocca anche ai club. Per restare in Europa, dobbiamo entrare nella modernità.