Rassegna Stampa – Corsera – Le sue dichiarazioni pubbliche, da qualche tempo, sono affidate esclusivamente al suo sito internet ufficiale. Quasi a proteggersi da attacchi esterni e ingratitudine, Francesco Totti ha ormai circoscritto il suo modo di comunicare e a un altro sito, quello intitolato al premio internazionale «Golden Foot», di cui è stato insignito qualche settimana fa a Montecarlo, ha scelto di affidare le sue riflessioni a tutto campo.
Ha spaziato dal passato al presente nella sua Roma, passando per l’ultimo (proibito) sogno da raggiungere nella fase finale di una carriera inconfondibile: la coppa dalle grandi orecchie, che vede ora i giallorossi a un passo dagli ottavi. Il capitano ha cominciato l’intervista partendo dall’emozione provata per l’assegnazione del riconoscimento:
«È stata una grande soddisfazione festeggiare un premio molto importante e sono onorato di averlo ricevuto dalle mani del Principe Alberto II».
Alla domanda sul suo addio alla Nazionale Totti ha risposto:
«Ho deciso dopo la finale dei Mondiali in Germania ed è stato difficile. L’ho fatto perché volevo dare il meglio di me stesso alla Roma»
Quasi scontata, poi, la dichiarazione d’amore alla squadra del suo cuore:
«Voglio rimanere a Roma e finire la mia carriera dove ho sempre giocato nella mia vita, nonostante potessi andare al Milan nei primi anni del settore giovanile. Io amo il mio club, l’ho sempre sostenuto e voglio riuscire a vincere la Champions League con la maglia giallorossa, visto che esiste ancora questa opportunità».
Sul momento più bello vissuto finora il numero dieci ha aggiunto:
«La vittoria del campionato nel 2001 resta per me indimenticabile, anche se sollevare la coppa del mondo a Berlino è stata una splendida sensazione e una rivincita personale. Lo scudetto è stato la realizzazione di un sogno: quella era una squadra di stelle che però poteva vincere molto di più. Questo è l’unico rimpianto che mi porto dietro».
Guardando all’avvenire: Totti si vede allenatore?
«Al momento non mi ci vedo proprio. Penso più a una carriera manageriale, ma spero che accada tra tanto tempo perchè ho ancora tanta voglia di giocare».
Sollecitato sullo scottante tema del razzismo nel calcio Totti ha detto la sua:
«Non ho mai capito queste manifestazioni d’intolleranza. Ho molti amici di colore e molti altri sono stati miei avversari. Il rispetto nella vita e in ogni ambito di lavoro è fondamentale, purtroppo il razzismo è una piaga sociale e il calcio appartiene alla società»
Poi una valutazione di alcuni colleghi sulla breccia del firmamento calcistico:
«Messi è il numero uno al mondo. Il miglior straniero che milita in Serie A? In Italia abbiamo molti buoni giocatori: Sneijder e Milito hanno fatto grandi cose l’anno scorso, Hamsik è molto bravo e Ibrahimovic è uno di quei campioni in grado di cambiare il corso di ogni partita da solo. Poi c’è il mio compagno di squadra Vucinic: tra i migliori in assoluto»
Sui giovani di prospettiva Totti ha sponsorizzato due compagni di squadra che per ora stanno trovando poco spazio:
«Faccio due nomi di giocatori della Roma: Rosi e Okaka avranno un futuro importante»