Rassegna Stampa – Il romanista – Per ora, l’unica certezza è che il tempo sta per scadere. Stando alle informazioni in possesso a “Il Romanista”, il termine ultimo per presentare le offerte vincolanti dovrebbe essere lunedì 13. Il giorno successivo è infatti in agenda il consiglio di amministrazione di Unicredit, dove sarà esaminato il piano strategico della banca per i prossimi cinque anni.
E’ possibile che sia dunque quello il momento giusto per illustrare al nuovo amministratore delegato di Piazza Cordusio, Federico Ghizzoni, i risultati dello step teoricamente più importante del processo di vendita dell’As Roma. Quello delle offerte vincolanti, appunto. Negli ultimi tempi si è discusso molto sulla presenza o l’assenza di alcuni soggetti finanziari ritenuti per interessati al club. Due in particolare: la famiglia Angelucci e il fondo Aabar.
Facciamo ordine. Qualcuno dice che Angelucci sia fuori dai giochi perché ritenuto inviso un po’ a tutti. Banca e tifosi. Qualcun altro sostiene il contrario, riportando la cifra, 86 milioni di euro, messa sul piatto per prendere l’As Roma e ritenuta assolutamente insoddisfacente da Unicredit. Quanto ad Aabar, c’è chi sostiene che il fondo arabo si sia tirato fuori dal processo di vendita. Il terzo soggetto sarebbe questo misteriosissimo “mister x” americano. E’ una persona fisica? E’ un fondo? E’ una cordata? Pare che abbia come advisor lo studio Tonucci, i cui legali non hanno mai né confermato, né smentito queste indiscrezioni.
Ma come stanno le cose? Ufficialmente, Unicredit e il suo advisor Rothschild non fanno trapelare nulla. Non è nel loro interesse, d’altronde. Questa è un’asta: l’obiettivo di chi la lancia è di mantenere l’assoluta segretezza su numeri e proponenti. Da Piazza Cordusio si limitano a far notare come, fino alla scadenza del termine per proporre le offerte vincolanti, nessun interlocutore può essere considerato escluso. Solo una volta che Unicredit avrà detto “stop”, solo quando si sarà verificata l’effettiva concretezza di un interesse, per adesso, manifestato solo con delle offerte non definitive, solo allora sarà possibile dire che Tizio o Caio si sono tirati fuori. Che poi un soggetto possa essersi dimostrato più freddo dopo avere avuto accesso alla data room, cioè a tutti i dati finanziari dell’As Roma e delle sue controllate (vedi Soccer Sas Brand Management), ci può stare.
D’altronde, è chi arriverà dopo la famiglia Sensi che dovrà coprire il disavanzo del club, che a giugno era di circa 22 milioni di euro. Se la squadra riuscisse ad arrivare almeno ai quarti di Champions, e a concludere il campionato tra i primi tre posti, il passivo potrebbe comunque non aggravarsi ulteriormente. Senza contare che a breve (alleluja) il Parlamento partorirà la benedetta legge sugli stadi, in discussione da oltre un anno. Le nuove norme permetteranno di abbattere i tempi burocratici per costruire un impianto di proprietà. Ci vorranno non più anni, ma mesi.
L’Italia diventerà così un mercato attraente per gli investitori stranieri. E se lo diventerà l’Italia, figuratevi la sua Capitale. In conclusione, con buona pace di tutti coloro che sostenevano che la vendita della Roma sarebbe stata una passeggiata e di tutti i gazzettieri che hanno sostenuto e sostengono i nomi più improponibili e improbabili, pur di togliere di mezzo Rosella Sensi, l’operazione si rivela assai più complessa. A meno che qualcuno non pensi di svendere a prezzi davvero stracciati solo per fare un favore a qualcuno. A qualcuno che magari pensa che le sponsorizzazioni politiche e affaristiche contino di più di una corretta valutazione del valore di una della più forti squadre d’Europa. Per il momento i vertici di Unicredit non sembrano avere alcuna intenzione di mettere a repentaglio un patrimonio di credibilità per assecondare questi disegni fin troppo scoperti. La Roma ha un valore sotto il quale non si può andare.
Non è solo un valore economico, e mettersi contro un’intera città per favorire qualche affarista non sembra nei piani della banca. Intanto, dovessero allungarsi i tempi oltre le previsioni, non ci sarebbe nessun salto nel buio. Il mandato a Rosella Sensi, non a caso, scade nel 2012.