Rassegna Stampa -Il Messaggero – Il rendimento della Roma, disastroso in Italia e in Europa, non incide solo sulle classifiche di serie A e del girone E di Champions. Va a intaccare il valore di un club che sta vivendo ore cruciali per l’atteso passaggio di proprietà. Ricordando che la base d’asta, in attesa delle offerte non vincolanti che dovranno pervenire all’inizio di novembre (entro il giorno 3), è di circa di 150 milioni di euro e che la Banca Rothschild sta cercando di piazzarla tra i 170 e i 220 milioni, i risultati di questo inizio stagione sicuramente rischiano di deprezzare la società (basta pensare ai cartellini dei giocatori: per il mercato le cifre, a gennaio o a giugno, saranno forzatamente inferiori).
Ma la Roma perderebbe anche alcune entrare fondamentali per il bilancio. Uscire subito dalla Champions, significherebbe perdere 3 milioni per la partecipazione agli ottavi, più altri 3 (circa) di market pool (proventi dei diritti tv che si calcolano a fine anno), più 550 mila euro per ogni partita (sono due: un altro milione e 100 mila), più l’incasso della gara, cioè almeno 1 milione e mezzo, più il premio-risultato, 800 mila per la vittoria e 400 mila per il pari.
Teoricamente la Roma avrebbe potuto anche sognare in grande: si prendono 3,3 milioni per i quarti, 4,2 per le semifinali, 5,5 per la finalista e 9 per chi alza la coppa. La cifra massima è, dunque, di 31,5 milioni, da raddoppiare poi con i market pool (è quasi proporzionale), cioè 63 milioni. Più le entrate del botteghino. L’anno scorso l’Inter incassò un po meno: 48 milioni e 700 mila.
Se la Roma, invece, non andasse in Champions l’anno prossimo perderebbe minimo 7 milioni e 200, 3,9 per la partecipazione ai gruppi e 3,3 per le sei gare sicure. Con i market pool e la biglietteria, sarebbero in tutto più di 15 milioni. Perdita inferiore in caso di mancato ingresso anche in europa League: minimo 1 milione e massimo 6,4, più market pool e botteghino, quindi da 2 a 13.