Ora, noi o risorgiamo come squadra, o cederemo un centimetro alla volta, uno schema dopo l’altro, fino alla disfatta. Siamo all’Inferno adesso, signori miei.
Credeteci.
E possiamo rimanerci, farci a prendere a schiaffi, oppure aprirci la strada lottando verso la luce.
Leggere queste poche righe pensando alla voce di Al Pacino, produce un effetto totalmente differente, il cuore batte, la mente viaggia. Perché questa Roma, questa squadra dalla scorza dura e con l’elmetto in testa, non s’è fatta sopraffare dalle prime difficoltà o dai primi tentennamenti. E’ storia recente, un au revoir alla Roma sancito forse troppo frettolosamente. Il mare di difficoltà in cui sguazza la squadra da mesi, non si seccherà certo oggi. Ma questa sarà per sempre la giornata del Grazie Roma, che finalmente riecheggia all’Olimpico dopo un’astinenza interminabile. Come non mai, e cantato con uno sfogo liberatorio. Combattivo. Perché mentre il silenzio dilagava nei primi venti minuti d’indecisione, tutto il gelido distacco poi si è sciolto come neve nell’animo verace ed accanito che contraddistingue Roma.
E i Romanisti.
E i centimetri dello stadio. D’altronde abbiamo assistito una squadra in trincea, fervida a battagliare per ogni pallone destinato all’avversario, come se quel pallone fosse la morte.
I centimetri che ci servono sono dappertutto, sono intorno a noi.
Roma – Napoli non si commenta, né si racconta. E’ solo un flusso di ansietà e agitazione, di batticuore e inquietudine. Mi mancava questa cronica sofferenza, il gioco duro e pugnace.
Come soldati.
E’ stata una Roma orgogliosa, fiera di sé, che ha riletto ad alta voce quel Siamo la Roma! che scalda le vene e l’ossigeno in testa di chi scende in campo, le mani e i cuori roventi nelle gole dei tifosi. Ed ha rialzato il capo. Vista all’Olimpico o sul divano di casa, l’urlo liberatorio di Zanzi racchiude lo stato d’animo di chi la Roma la vive dentro come un’ossessione morbosa.
Palpitante.
Perché chi tifa Roma non lo può capire. E mai potrà. E succede allora che l’individualismo straripante degli ultimi malinconici mesi viene spazzato via dal collettivo. Dal gruppo. Da Balzaretti che corre quasi piangendo verso Florenzi.
Insieme si perde, insieme si vince. Oggi il merito è di tutti, perché anche chi è subentrato a partita in corso, non ha mollato nulla. Sangue a terra e fiato corto, così si conquista la vittoria. Così si conquistano centimetri sul campo.
E quando andremo a sommare tutti quei centimetri, il totale farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta.
La voce di Al Pacino nella grinta di Rudi Garcia. L’Inferno di Napoli, il Paradiso di Roma.