(GAZZETTA DELLO SPORT) – «E mo’ che fine famo?», l’interrogativo di uno striscione esposto ieri a Riscone. E al quinto giorno arrivarono anche quassù i contestatori e con loro nuovi guai. Il velo di serenità che copriva la Roma è già caduto, mostrando il volto turbato dalle sofferenze fisiche (Perrotta fermo due mesi per una lesione al bicipite sinistro e già tornato a casa) e dalle incertezze societarie. Il d.s. Pradè, spedito a lanciare la campagna abbonamenti, ha dovuto certificare quello che tutti sapevano: «Non posso promettere che non verranno ceduti i big». Che la Roma avesse l’esigenza di fare cassa per 30-35 milioni di euro era un fatto noto.
Mercato – La realtà è amara: a parte Totti e De Rossi («Ovvio che Daniele resti», ha ribadito Pradè), non ci sono altri incedibili. Nemmeno Mexes. Dipenderà da quanto si riuscirà a racimolare con i giocatori di medio/alto livello messi in uscita. Cassetti, Tonetto, Taddei, Perrotta, Brighi, Menez, Vucinic, Baptista. Offerte, finora, ne sono arrivate poche. «Il mercato è ancora lungo», rassicura Pradè. Vero, ma vale anche per chi compra. Vucinic, forse, basterebbe da solo. Sul suo conto, si aspettano riscontri dall’Inghilterra. Baptista vale la metà, ma sarebbero soldi benedetti. Peccato che lui non senta ragioni. Menez ha più di una richiesta dalla Francia, ma pagano poco. Passato questo gruppo, un gradino più su troviamo Juan: cedibile solo in caso di bisogno. Extrema ratio, ci sarebbe Mexes, ma solo in casi disperati. In questo quadro, acquistare il centravanti richiesto dall’allenatore Luciano Spalletti non può essere ancora una priorità.