"Farmi gola?", avrei potuto pagare gli studi per mia figlia, versare l’anticipo per una casetta al mare… Ma non ci ho neanche pensato». In 21 anni di «lavoro onesto» come esponsabile di un supermarket, a Tiziana Concu, 43 anni di Cagliari, una cosa cosi non era davvero mai capitata. Trovare 160mila euro in contanti e assegni in una cassa continua aperta, in un sabato pomeriggio qualunque, nella filiale del Monte Paschi di Siena di via Tuveri, e restituirli. Titoli e 14mila euro in banconote depositati nella cassetta rimasta aperta quando l’amministratore di una società li aveva depositati. Se il ritrovamento è stato straordinario, a Tiziana è apparso invece naturale restituire il “bottino”. Perchè «solo il lavoro onesto è quello che ripaga». Ma la storia non ha avuto proprio un lieto fine, e rischia di approdare in un’aula di Tribunale. Da ieri, la quarantatreenne responsabile del punto vendita “Gieffe” di via Sonnino, è l’eroina del quartiere e anche un po’ il rovello di mezza Italia: come ha fatto a tenere i soldi per 24 ore e non battere ciglio prima di restituirli. La dinamica di un weekend da Paperona la racconta lei tra gli scaffali del market. «Sabato, verso le 14,30, sono entrata in banca "la filiale ha un’area bancomat cui si accede con la tessera, nda" e ho visto il bussolotto aperto. Dentro c’era la cassetta con assegni e contanti. Ho pensato che potesse essere pericoloso lasciarli la e li ho portati a casa». La distinta con l’elenco degli assegni e 14mila euro in contanti rivelava il totale, 160mila euro. «Ho provato subito a contattare l’autore del versamento ma non rispondeva, cosi domenica li ho portati dai carabinieri». Il tenente Davide Colajanni ha controllato la provenienza del denaro e ha contattato il proprietario, Andrea Petretto, amministratore della Società Servizi stampa, che in realtà non è proprietario del denaro ma solo il responsabile dei versamenti per conto delle edicole cui distribuisce i quotidiani. Sulle prime Petretto si è detto sorpreso e contento, poi lo stupore ha lasciato spazio al raziocinio. «Gli assegni erano in una cassetta, in una stanza chiusa piena di telecamere. I titoli erano intestati alla società: impossibile trasferirli». Ma Tiziana aspetta una ricompensa, come impone anche il Codice civile: «Be’, qualcosa la gradirei…», non fatica ad ammettere. In base alla legge, le spetterebbe il 5 per cento del denaro. Ma se si debba escludere gli assegni non trasferibili sarà materia per civilisti. «Le riconosceremo il gesto pagandole il cenone», le ha poi promesso Petretto al telefono. La signora ha rispedito al mittente la proposta e la comunicazione si è chiusa con un riferimento ai rispettivi legali. Niente lieto fine.