Non mi sono mai vergognato così tanto dopo una partita della Roma: neanche dopo Venezia-Roma, neanche dopo Roma-Livorno dell’anno scorso e della stagione 2007-2008. Mi sono vergognato davanti alla televisione nel vedere una “squadra” incapace di fronteggiare un Napoli che giocava a pallone, a differenza nostra. Un’agonia interminabile, una Roma in balia di un avversario più in palla, più in forma e con un’ organizzazione di gioco invidiabile. Rispetto all’anno scorso abbiamo 11 punti in meno, con una squadra rinforzata con gli arrivi di Simplicio e Borriello, diventati punti fermi di questa Roma. L’errore, a mio avviso, è stato commesso nel mercato di riparazione: tranne le inevitabili cessioni di J. Baptista, Cicinho e Antunes, i dirigenti, secondo me, hanno sbagliato a cedere Okaka dopo la cessione della “Bestia”, lasciando il solo Adriano dopo Menez, Totti, Borriello e Vucinic. La necessità di acquistare un altro attaccante, vista la pochezza delle prestazioni di Adriano, era stata palesata a più riprese. Ma non può essere una giustificazione, di una squadra senz’ anima, senza grinta, senza mordente, che si basa esclusivamente sulle giocate dei singoli (vedi Menez) e sui gol di Borriello e Vucinic. Credo che a questa squadra manchi il Pek, geometra imprescindibile della rimonta fantastica dello scorso anno, molto difficile da ripetere nella stagione in corso. Vedo una squadra, staff tecnico compreso, troppo distratta dal futuro societario, ormai all’imminente svolta, che coinvolge anche l’ambiente: si fanno nomi di allenatori, dirigenti e giocatori che possono rappresentare il fututo prossimo della nuova Roma. Ma invece di fantasticare, serve concentrarsi su un presente inquietante, che necessita di una rapida svolta, per sollevare una stagione che ci vede inseguire un posto Champions. Se questa svolta non dovesse avvenire a breve, si andrebbe verso l’ennesima stagione fallimentare, già piena di rimpianti.